Una volta tanto, il famoso Castello lo si può indicare con indirizzo chiaro. Per capirci sta sempre «ululì ululà» ma, ecco lo scoop, dal 17 al 27 gennaio (ore 21, ingresso 55-25,50, info 02.488.57.75.16) si ergerà in tutto il suo look gotico e spaventevole in via Giuseppe Di Vittorio ad Assago, Milano. Al Teatro della Luna, lo si sarà capito, arriva «Frankenstein Junior», adattamento in musical del leggendario film diretto da Mel Brooks nel 1974, subito trasformatosi in un fenomeno di culto per orde di appassionati e fan club.
A dire il vero, si tratta di uno spettacolo che tiene conto, oltre che del film, della versione teatrale in musica voluta sempre da Mel Brooks nel 2007. Un titolo che raccolse successo a Broadway e che oggi, nella rivisitazione italiana della Compagnia della Rancia e del suo regista e guru Saverio Marconi approda sulla piazza milanese con un importante nota a piè pagina. Chiaramente spiegata da Marconi.
«Mel Brooks - rivela il regista, aiutato in quest'ultima fatica dal regista associato Marco Iacomelli - è tipo scrupoloso nel gestire ogni particolare di ogni adattamento delle sue opere in giro per il mondo. Dopo la nostra versione di The Producers (2006 ndr), che aveva visto in Italia e della quale aveva controllato anche l'ultimo dei costumi delle comparse, è rimasto a tal punto convinto da darci pressoché carta bianca per Frankenstein». Una fiducia così sperticata da permettere a Marconi di apportare alcune scelte stilistiche fondamentali: «Noi guardiamo molto più al film che alla piéce di Broadway - prosegue il regista - Ricordando che Brooks nel 1974 aveva di proposito imposto il bianco e nero, abbiamo cercato di riprodurre una sensazione analoga sul palco. Impresa ardua, ma pensiamo di esserci riusciti, con le scenografie di Gabriele Moreschi e i costumi di Carla Accoramboni. Era fondamentale per noi riprodurre l'effetto pellicola di un film horror di serie B degli anni '50. Non esito a definire questo show, per cast tecnico e artistico coinvolti, il meglio prodotto finora dalla Compagnia della Rancia». Parole pesanti se si pensa che, come un altro titolo puramente musical e sempre «gotico» - il «Rocky Horror Show» - un pubblico fedelissimo conosce a mena dito le battute storiche, comico-demenziali, del film. E a proposito del cast artistico, sarà Giampiero Ingrassia a vestire i panni sottilmente isterici del Dottor Frankenstein (quelli che furono del grande Gene Wilder) e l'ottimo Mauro Simone (una carriera da attore e da regista nel musical) in quelli del gobbo Igor (al cinema, l'indimenticato Marty Feldman). A dare avvenenti curve al ruolo dell'assistente Inga, Valentina Gullace e infine, horror in fundo, il colossale Fabrizio Corucci (195 cm di altezza per un peso... di peso) nei panni macilenti del Mostro di Frankenstein.
Quarantcinque minuti di trucco ogni sera per lui che, cantante lirico di professione, ha dovuto reinventarsi (grazie alle cure della coreografa Gillian Bruce) in un gigante capace di ballare il tip-tap («live», precisano gli autori: canto e ballo sono rigorosamente dal vivo), per di più su zeppe altissime. Ben felice di vestire il camice del Dottor Frankenstein, Giampiero Ingrassia: «Non faccio solo musical, ma quando il titolo vale la pena ed è ben fatto, a differenza di tanta roba che si vede in giro anche di questi tempi, accetto subito. Con Marconi ho poi un rapporto preferenziale e di fiducia costruito negli anni.
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