Addio Monti e montini. Gabriele Albertini è arrivato quarto. E la sua candidatura alla presidenza della Regione Lombardia ha subìto una bocciatura senza appello. Un po' come l'avventura politica del premier uscente. Anzi, peggio. Mario Monti è riuscito per un soffio a entrare in Parlamento, superando la fatidica soglia del 10 per cento - anche se i suoi voti sono di fatto inutili, non bastano. Il suo emulo locale invece, l'ex sindaco di Milano, non ha raggranellato neanche uno striminzito 5 per cento, circa la metà del voto politico del suo schieramento di riferimento. Insomma una debacle su tutta la linea, di partito e personale. Albertini, che era partito con grandi appelli e squilli di tromba, resta di fatto fuori dal Consiglio regionale insomma. E con lui anche i candidati della sua Lombardia civica, anch'essa deludente, e dell'Udc. Il partito di Pier Ferdinando Casini ha pagato in tutta Italia le scelte sbagliate dei vertici romani. E la Lombardia, tradizionalmente ostile ai centristi Ccd poi Udc, ha dato all'ex presidente della Camera una lezione particolarmente severa. Anche perché vale coi centristi il discorso valido a sinistra. Se Pd e alleati si barricano dentro Milano, diventata una sorta di roccaforte rossa, gli uomini di Monti sbancano solo nel centro del centro: la zona 1, quella storicamente espressione dell'alta borghesia.
Un discorso tutto particolare vale per i «grillini». Il loro exploit è verdetto più netto delle urne italiane. In Lombardia il Movimento 5 stelle viaggia sotto le medie nazionali ma parlare di un dato deludente è dura, quando fra voto per la Camera e voto per il Senato si raggiungono vette fra il 18 e il 20 per cento. La candidata grillina al Pirellone, Silvana Carcano, lei sì che può dirsi in parte delusa. «Oggi anche in Lombardia ci attestiamo a un risultato incredibile» ha detto ieri. Lo scarto fra il voto politico e quello regionale però - sebbene non altissimo - c'è stato. A giudicare dall'esito finale, tuttavia, il voto disgiunto dei grillini è andato a Umberto Ambrosoli ma non solo a lui. La Carcano, che in campagna elettorale si è messa in mostra con alcune dichiarazioni piuttosto bizzarre, ieri ha voluto ripetere il copione grillino. Prima ha affermato che «sul risultato del voto in Lombardia ha pesato l'influenza della criminalità organizzata». Poi ha annunciato che i consiglieri della sua parte politica eletti in Regione devolveranno parte del loro compenso alle imprese «come già fatto in Sicilia». «Tratterranno per se stessi 2.500-2.700 euro - ha fatto sapere - devolvendo il resto con modalità da definire alle imprese».
Ultimo candidato fra i «minori» Carlo Maria Pinardi, il candidato di «Fare per fermare il declino». Che dopo le peripezie del suo movimento e del suo leader, Oscar Giannino, ha ottenuto anche meno voti del previsto. «Siamo abbastanza delusi - ha ammesso ieri a metà pomeriggio - ma sapevamo che avremmo pagato le nostra scelta di chiarezza e pulizia. Ci auguriamo che le nostre scelte vengano recepite dai cittadini. Noi saremo comunque al servizio dei cittadini della Lombardia».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.