Fuori Tono

S i fa presto a dire felicità, sulla cui definizione si cimentò lo scrittore latino Seneca nel suo De Vita Beata. Alzino la mano quanti la sanno definire in maniera esatta. Pensatori, scienziati, artisti, indovini. Quanti si danno da fare intorno a questa enigmatica e bellissima Signora. Of corse, anche i musicisti. L'ultimo della serie che esce allo scoperto per cimentarsi sul tema è il pianista, compositore e improvvisatore Cesare Picco: domani alle ore 17, sarà protagonista della rassegna Discorsi sulla felicità (all'Ariston Urban Center di Lainate Milano -, una serie di lectio magistralis con personaggi del teatro, arte, filosofia, letteratura e, appunto, musica. Ad occhi chiusi tra le note, alfabeti di felicità il titolo del suo intervento.

In campo musicale, ricerche pop a parte la novità del periodo è che la canzone che porta più felicità di altre è Don't stop me now dei Queen (sfrenato rock a suon di Mercury) - questo pianeta è stato esplorato dalle più diverse penne artistiche dedite alle note. Uno dei titoli più noti e intramontabili è l'Inno alla gioia di Ludwig Van Beethoven. Quando si parla di melodie capaci di rigenerare l'umore occorre citare l'«effetto Mozart» (i brani di Amadeus sono tra i più gettonati, anche in musico-terapia).

Occhio poi ai capolavori del kapellmaister Bach e a Pachebel, con il suo Canone in Re; e ancora Pier Luigi da Palestrina, Vivaldi a Handel. E quando si entra in chiesa non solo musica sacra europea; certo gospel, diciamolo, apre davvero il sorriso, vedi Oh happy day.

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