Il centrodestra aveva avvertito (almeno) due volte il sindaco. A maggio, quando approvò in giunta il primo aumento «virtuale» dell'Imu sulla prima casa, dallo 0,4 allo 0,55%. Una «sfida» al governo che stava abolendo l'imposta, per ottenere 82,5 milioni di compensazione in più (con il gettito 2012 si sarebbe fermato a 139). Ma quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare, deve aver pensato Pisapia che a settembre ha votato la seconda «stangata virtuale», dallo 0,55 allo 0,6% per incassare da Roma, già in crisi per trovare la copertura finanziaria per restituire a tutti i Comuni i mancati introiti calcolati sulle aliquote del 2012, un totale di quasi 110 milioni in più. «É una furbata, Roma non darà mai tutti quei fondi - incalzavano Pdl, Lega e Fdi -, si tradurrà in una stangata reale per i milanesi». Ora si sorprende Pisapia, come altri sindaci di sinistra - quello di Torino Piero Fassino (anche presidente Anci), di Roma Ignazio Marino, di Bologna Virginio Merola, di Napoli Luigi De Magistris, di Perugia Wladimiro Boccali e di Catania Enzo Bianco -, che con lui hanno firmato ieri una duro messaggio al governo sul Corriere della Sera, che a dargli del «furbo» sia pure il governo Letta. Seicento Comuni hanno alzato nel corso dell'anno l'imposta sulla prima casa, ci sono grandi città come Milano, Napoli, Reggio Calabria, Verona, Brescia. Il conto (per ora, ma c'è tempo fino al 30 novembre per votare i Bilanci 2013) si è alzato di mezzo miliardo. Con i suoi 110 milioni, Milano rappresenta da sola un quinto del problema. Giorni fa a Roma, in un incontro con l'Anci a cui hanno partecipato anche il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni e il sottosegretario Pier Paolo Baretta, il governo avrebbe criticato quei Comuni che hanno ritoccato in modo furbo la tassa, lasciando presagire che il gioco potrebbe finire molto male. Martedì il Consiglio dei ministri firmerà il decreto sulla seconda rata Imu e scioglierà i nodi ancora aperti sul gettito che sarà restituito ai Comuni. Conterrà gli eventuali aumenti o si fermerà all'aliquota base? «Non è possibile fare anticipazioni» ha risposta giorni fa Baretta. «Essere definiti furbi da chi ci chiede di allinearci a scelte necessarie per poi disconoscere il sacrificio di quelle scelte, è inaccettabile - si difendono i sindaci sulla lettera-pressing al governo -. Fino ad oggi la fiscalità locale è aumentata meno dei tagli» e «i sindaci praticano la spending review da molto prima di altri che l'hanno solo predicata». Il governo «ci dice oggi che vorrebbe garantire solo i gettiti dell'anno scorso ma non quelli che derivano dai aumenti decisi all'ultimo minuto per rimpinguare i bilancì. Insomma ci si dice che quelle città l'avrebbero fatto solo per spillare danaro allo Stato e ai contribuenti». Ma «il governo dimentica di aver creato» con lo slittamento dei decreti «un caos amministrativo e politico» i Comuni «hanno dovuto far fronte a una gestione delle casse senza certezze sulle reali risorse disponibili».
La cancellazione dell'Imu era già stabilita al momento degli aumenti «virtuali». Milano rischia di svegliarsi martedì con un buco da 110 milioni, ed entro il 30 deve entrare in aula l'assestamento di Bilancio 2013. «Lo dicevamo da maggio ma sono andati avanti - ricorda il consigliere di Fi Fabrizio De Pasquale -. Pisapia si farà prestare fondi da Atm e altre società. Non pensi di abbassare ulteriormente il tetto di esenzione Irpef o rincarare i servizi, magari le mense scolastiche».
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