C'è a chi ne hanno rubate due, tre, anche quattro. Una è quasi la regola. Un furto di bicicletta a Milano ormai non fa più notizia e infatti non viene quasi più neppure denunciato. Anche se poi, ogni tanto, succede che, come ieri in via Sant'Orsola, un ladro di biciclette venga sopreso dai poliziotti di una volante e finisca in manette. Ma è un caso. Non succede quasi mai e infatti i furti sono in crescita costante e sono diventati un vera e propria piaga per chi li subisce ma anche per il settore delle due ruote. Un freno alla sviluppo della ciclabilità secondo solo alla paura di essere investiti. E non e poco. Ogni anno in Italia vengono rubate circa 320mila biciclette dei quattro milioni di pezzi circolanti. I numeri sono quelli dell'Istat, ma ovviamente non sono completi perché, a differenza di quanto succede nella maggior parte degli altri Paesi europei, in Italia non esistono dati sul problema dei furti dato che le bici sono «un bene mobile non registrato» e non viene censito nei data base del ministero degli Interni. Poi bisogna anche considerare che molte delle persone che subiscono un furto (la maggior parte) ormai non denunciano neanche più. Quindi si procede abbastanza a spanne. E una mano a capire il fenomeno la dà la Fiab, la Federazione Italiana amici della bicicletta, che lo scorso anno con dei questionari mirati ha intervistato oltre 4mila cittadini-ciclisti su tutto il territorio nazionale: 2.876 persone riferiscono di aver un furto subito nel 2012, ma solo 1.190 di questi sono stati denunciati. Da questo significativo campione emerge che viene denunciato solo il 30 o il 40 per cento dei furti effettivamente perpetrati. Milano è stata la città dove sono stati raccolti il maggior numero di questionari. Dei 606 cittadini-ciclisti intervistati, 465 hanno dichiarato dichiarano di aver subito il furto di una bici nel 2012 ma solo 102 (il 21 per cento) lo ha denunciato.
Quasi sempre una bici che prende il volo è una bici che non si trova più. Smontata, riverniciata e rivenduta sparisce dai radar e va ad alimentare canali che sfuggono ad ogni controllo. Secondo le stime dell'Ancma, l'Associazione nazionale del ciclo e motociclo, i furti di bici generano ogni anno un danno pari a 150 milioni di Euro, composto dai mancati introiti per l'industria nazionale della bicicletta, incluso l'indotto, e dalle transazioni in nero che sfuggono a ogni verifica d'imposta. E il fenomeno è in crescita concentrato prevalentemente nelle aree urbane del nord e del centro nord ai danni, quasi sempre, di ciclisti abituali. Difficile fronteggiarlo con un piano vero e propri, anche perché tra i Comuni che hanno risposto al questionario della Fiab, solo il 10 per cento ha detto di aver pensato a un piano o ad azioni di contrasto al furto con interventi a favore della mobilità ciclistica come rastrelliere di qualità, parcheggi dedicati presso le stazioni e presso gli esercizi commerciali, nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nei condomini. Insomma chi pedala, e non vuole restare a piedi, a difendersi deve pensare molto da sé. E così è tutto un proliferare di lucchetti, catene, ganci, borse, selle e manubri che si smontano e vengono portati in ufficio per non indurre in tentazione. Ma non sempre basta, anzi quasi mai. Servirebbe un sistema che permettesse l'identificazione delle biciclette come per altro avviene in molti altri paesi europei. La proposta della Fiab è la punzonatura del codice fiscale del proprietario sulla bicicletta, perché si tratta di una procedura molto semplice che prevede il ricorso a un data base di proprietà pubblica esistente nel nostro Paese.
Molti i vantaggi: facile identificazione del proprietario da parte delle forze dell'ordine con la possibilità di restituire la bici; gestione intelligente delle bici sequestrate, ora inevitabilmente ammassate dei magazzini comunali nell'impossibilità di risalire al proprietario; disincentivazione al furto e al riciclaggio; incentivazione a denunciare il furto della bici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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