Furto a casa di Pisapia trovati capelli: analisi del Dna

Si stringe il cerchio intorno ai ladri che nella notte tra il 20 e il 21 gennaio hanno svaligiato la casa dell'ex sindaco Giuliano Pisapia e della moglie, la giornalista Cinzia Sasso. Com'è di prassi, le indagini sono affidate alla Digos e svolte con attenzione particolare: non per riguardo alla vittima eccellente ma per escludere piste più inquietanti della criminalità comune. Così fu per il furto a casa dell'allora procuratore Gerardo D'Ambrosio e più di recente per quello dal sindaco Giuseppe Sala: vennero individuate tracce che in breve portarono alla cattura dei responsabili, volgari topi d'appartamento che non conoscevano l'identità dei proprietari delle case. Il «giallo» di casa Pisapia non è risolto ma le premesse ci sono. Digos e Scientifica hanno trovato tracce utili a dare un nome ai ladri. Si tratta di alcuni capelli rinvenuti su una scatola nella stanza usata dal figlio della Sasso e che non appartengono ai frequentatori abituali della casa. Il Dna dei capelli verrà oggi confrontato con quelli nel data base nazionale, che contiene migliaia di profili genetici. E poiché i furti in appartamento sono i crimini più «seriali», la possibilità che porti a qualcuno di schedato è elevata.

Nell'inchiesta del pm Francesca Crupi non sono emersi indizi di una pista politica. I ladri puntavano ai gioielli (del valore di 300mila euro), hanno aperto la cassaforte con perizia: è smentito che un biglietto col codice di sblocco fosse stato dimenticato dai coniugi in camera da letto.

CBas

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