«Comune, vergognati». Secco e tagliente, Stefano Gabbana non se ne sta zitto di fronte all'attacco di Palazzo Marino. E reagisce con un tweet infuocato alla decisione di negare le passerelle di Duomo e Castello alla maison per la settimana delle collezioni Donna. Passerelle che, per altro, non sono mai nemmeno state chieste. «Fate schifo e pietà. Vergognatevi, ignoranti» rincara la dose lo stilista.
Immediati gli attestati di solidarietà da parte dei fans di Dolce & Gabbana: una valanga di commenti inonda la rete. C'è chi sostiene che Milano non possa soffocare un marchio di tale portata, chi accusa Pisapia e compagni di affossare ciò che funziona e di ammazzare il «made in Italy». A nessuno piace l'atteggiamento del Comune che, di fatto, anticipa una sentenza che ancora non c'è stata. L'assessore al Commercio Franco D'Alfonso, dichiarando che Milano «non si vuole far rappresentare da due evasori fiscali», emette la sua condanna prima dei giudici della corte d'Appello e dimentica che i gradi di giudizio sono tre (in primo grado i due stilisti sono stati condannati a un anno e 8 mesi per presunta evasione di 200 milioni).
Attaccato da mezzo mondo, D'Alfonso smussa i toni e non può fare altro che puntualizzare: «Da parte mia c'è l'assoluto rispetto del principio costituzionale della presunzione di innocenza fino ad una sentenza definitiva - precisa, più cauto -. Il garantismo è un principio universale che vale per tutti. Auspico quindi che nel procedimento in corso Dolce & Gabbana chiariscano la loro posizione».
Dure le critiche all'assessore: «Pisapia gli revochi l'incarico - suggerisce Marcello Saponaro (Pd) - Nuoce gravemente a Milano». Il pidiellino Giovanni Volpe si fa cogliere da un dubbio, ironico: «Forse D'Alfonso veste Armani. Povera moda italiana». Il collega di partito Nicolò Mardegan consiglia on line a Gabbana di «chiedere risarcimento danni all'assessore che diffama voi e noi milanesi che amiamo la moda». Il capogruppo pidiellino in Comune Alan Rizzi suggerisce all'assessore di occuparsi di politica «e non di questioni legali». Dal canto suo, il sindaco Pisapia cerca di fare da paciere: «La battuta di D'Alfonso è stata improvvida, ma la reazione di Stefano Gabbana è stata ingenerosa. Milano è la capitale della moda, che sosteniamo con convinzione e vuole essere sempre più anche la capitale dei diritti». Tuttavia c'è anche chi alza i toni e chiede la revoca dell'Ambrogino d'oro consegnato nel 2009. «Se la sentenza dovesse essere confermata in via definitiva - interviene il presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo - mi potrò dire d'accordo con l'assessore D'Alfonso. Non sono per esiliarli, ma perché un Comune che fa battaglia contro l'evasione fiscale si comporti come padrone di casa». Non prende posizione la Camera della Moda, poiché D&G non fanno parte degli iscritti. La questione quindi si gioca tutta tra un privato e un'istituzione. Con un particolare: al momento non risulta nessuna richiesta scritta di location da parte dei due stilisti al Comune. Detto questo, la casa di moda non ha certo problemi di sede, essendo proprietaria del Metropol di viale Piave, l'ex sala cinematografica totalmente rimessa a nuovo.
D&G contribuiscono
a migliorare l'immagine
della nostra città
Se D&G chiedessero spazi li negheremmo. Ma rispetto la presunta innocenza
Revochiamo l'Ambrogino d'oro
in caso la condanna
venga confermata
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