C'è un giorno in cui Milano è più Milano. Arriva con dicembre, fra la prima della Scala, le luminarie, lo struscio, il profumo delle castagne da comprare nel cartoccio e la calca agli Oh bej, oh Bei! Ed arriva perché è sant'Ambrogio che si festeggia. È lui la quintessenza di Milano, il primo brand ante litteram di quella Mediolanum antica che ha fatto storia. Ambrogio è dovunque e da quest'anno è anche in tazza (grande), quella de te. Potenza del merchandising, anche la basilica dei milanesi ha lanciato una mug, all'inglese con le fattezze del santo. Giri per le cattedrali del Regno Unito e fra matite, notes, memorabilia e oggettistica varia, c'è sempre una gloria locale o globale cui è dedicata una linea di cancelleria. A Milano mancava: ora c'è. Un Ambrogio su fondo bianco occhieggia col suo sguardo un po' sbieco, come ce lo trasmette il mosaico di san Vittore in ciel d'oro e, con simpatia e modernità, tiene in mano un pallone, mentre la mitra è poggiata a terra. È bilingue, ma non parla latino, bensì inglese e dialetto: I like sant'Ambroeus o con voce più chiara e lombarda Mi ghe voeri ben a sant'Ambroeus. Come non amarla? L'idea, poi, è nobilissima: al costo di solo 6 euro, si può contribuire ai lavori che hanno portato ad una nuova ricognizione delle spoglie del santo e di Gervaso e Protaso, i martiri che lo accompagnano, tutt'oggi dalla cripta della basilica, nel viaggio più lungo. A fine novembre un convegno ha tracciato la linea dei lavori che hanno coinvolto Cristina Cattaneo, medico legale dell'università degli Studi, per la parte scientifica, studiosi dell'università Cattolica del Sacro Cuore per la parte storica e le monache di clausura del convento Mater ecclesiae di san Giulio sul lago d'Orta che hanno lavorato per rinfrescare, ravvivare i colori e riparare i ricami dei paramenti dei santi. Un docufilm sul sito della basilica riassume le tappe più importanti dei lavori. «La potenza dell'esempio dei martiri ci permette di trovare una forza che ci aiuta a vivere da cristiani: per questo l'indagine è stata fondamentale» ha detto l'arcivescovo di Milano, Mauro Delpini.
Da oggi e per sempre i santi sono tornati, più luminosi nella loro testimonianza di fede e nella loro vesti, ad ispirare i milanesi «come un gigante su cui noi nani possiamo issarci per guardare lontano», ricorda l'abate della basilica, Carlo Faccendini. La chiesa ambrosiana si prepara ai giorni di festa con un ricco programma: il coro della Cappella musicale ambrosiana accompagnerà tutte le funzioni, in particolare venerdì 7 alle 10.30 e alle 17 e sabato 8 con il pontificale in latino alle 11. La tazza, intanto, sarà in vendita al bar dell'oratorio, al passaggio Gnomo che dalla basilica conduce all'università. I ragazzi gongolano dicendo che quell'Ambrogio somiglia tanto al loro diacono, e il Santo avrebbe gradito questo balzo nella modernità: in questi anni, come non accadeva da tempo, la Milano ambrosiana sta dando nuovi messaggi dal suo lontano passato. La scorsa estate la Sovrintendenza ai beni Archeologici ha definitivamente indagato la quarta basilica ambrosiana che dopo sant'Ambrogio, Simpliciano e Nazaro - mancava all'appello, ritrovando fra i giardini e i bastioni di porta Venezia quel che resta di San Dionigi, la chiesa che Ambrogio dedicò ai profeti. Una valorizzazione tramite pannelli e un pergolato fiorito è allo studio, non potendo coesistere scavi e sede stradale. Anche l'anfiteatro romano, in zona ticinese, sarà da inizio 2019, interessato da un nuovo progetto che attraverso la piantumazione di alberi ed essenze diverse, ne restituisca volumi e profili.
Era il IV secolo d.C.: Ambrogio fece in tempo a vedere quel «colosseo meneghino» quando già si cominciava ad utilizzarlo come cava marmorea per rinforzare altri monumenti. Oggi per tutti a parlare saranno la memoria e il ricordo.
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