Galleria Manzoni: tra boutique e cibo è a rischio il teatro

Al via il piano per ristorante e griffe al posto dell'ex cinema La Zona 1: «Estendere da 5 a 12 anni il vincolo sulla sala»

Non sono bastate proteste e raccolte firme sotto l'appello «salvate il cinema Manzoni». Delle sale chiuse ormai dal 2006 rimarranno soltanto due file di poltroncine rosse e la proprietà )Prelios, ex Pirelli Re) nel progetto in via di attuazione si impegna a installare uno schermo per proiezioni estemporanee, tanto per ricordare quel che fu la sala progettata dall'architetto Alziro Bergonzo nel 1950. Un contentino per il comitato che aveva chiesto al Comune di non trasformare la «galleria Manzoni» al civico 40 nell'«ennesimo spaccio della moda». Quando il Consiglio di zona 1 ha votato il parere positivo (spaccandosi sia nel centrodestra che a sinistra) i residenti che assistevano la seduta se ne sono andati tra le proteste. Saranno salvate le sculture dio Francesco Messina e Pericle Fazzini, l'affresco del Baragatti, ma a parte le due file di poltrone (su 1.600) e la promessa di uno spazio dedicato al cinema e a presentazioni culturali - sul modello Eataly che in piazza XXV Aprile ha mantenuto un'area per spettacoli dal vivo quando ha aperto al posto del teatro Smeraldo -, in via Manzoni 40 la cultura sarà sostituita da un grande ristorante da 700 metri quadri e si parla di grandi griffe pronte ad affittare i tremila metri quadri di spazio distribuiti su quattro piani. Ma, perso per sempre il cinema, la Zona 1 è preoccupata ora per il futuro dell'attivissimo teatro Manzoni. Nella convenzione tra Comune e privati si parla di un vincolo di 5 anni per il mantenimento del teatro. Il Consiglio pur assegnando parere positivo all'operazione ha chiesto a Palazzo Marino di «estenderlo almeno a dodici». Ma «è un parere solo consultivo - ricordano la leghista in Zona Cristina Scaramucci e il capogruppo in Comune Alessandro Morelli - deve essere inserito nella convenzione o tra cinque anni rischiamo che anche il teatro debba cedere il posto all'ennesima boutique». La Scaramucci ha votato contro il via libera all'operazione, come lei consiglieri dei Verdfi e dei radicali «si sta creando l'ennesimo centro commerciale dove non se ne sentiva decisamente il bisogno - attacca -, il cinema poteva essere usato come spazio mostre o eventi. Il Comune ci ha risposto che non ha risorse e strumenti per rilevare lo spazio e studiare altre soluzioni, abbiamo sottolineato che per salvare il centro sociale Leoncavallo non ha faticato ad offrire in cambio ai proprietari delle aree pubbliche. Qui ha calato le braghe». Il fronte del no è preoccupato dell'impatto sulla zona, «non è attrezzata ad esempio per le operazioni di carico e scarico o per la raccolta rifiuti che serviranno ad un grande ristorante e al centro commerciale».

Oltre al salva-teatro, la Zona 1 ha chiesto che almeno 200 metri quadrati di spazio siano destinati a sala prove convenzionata per gli operatori dello spettacolo, di ridurre «l'imponenza della scritta Galleria Teatro Manzoni che, sia sul fronte di via

Manzoni che su Largo Montagna appare sovradimensionata rispetto ai caratteri architettonici dell'edificio» e ha sollecitato la giunta ad «eseguire» finalmente il recupero del Cinema Orchidea «già deliberato e finanziato».

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