Garage, case, magazzini usati come moschee: 80 lettere della Regione

Mappa dei luoghi di culto con 707 Comuni. E il Pirellone mette sotto la lente le anomalie

Garage, case, magazzini usati come moschee:  80 lettere della Regione

Ottanta lettere partiranno dalla Regione. Indirizzate ai Comuni che hanno segnalato problemi o anomalie sui centri islamici. Sta dando i suoi frutti la mappatura delle moschee avviata dal Pirellone su impulso dell'assessore Viviana Beccalossi, che dal governatore Roberto Maroni ha ricevuto la delega del contrasto al radicalismo islamico.

Primo risultato dell'iniziativa è stato l'acquisizione della mappa da parte della prefettura e delle forze dell'ordine. Sono 707 le risposte arrivate in Regione, compresa quella, solo interlocutoria, del Comune capoluogo, Milano, che al momento non interviene sui centri che considera «informali». In molti altri casi, invece, fra le centinaia di risposte, sono emerse anomalie. E ora l'assessorato è pronto a far partire una comunicazione diretta ai sindaci con l'indicazione sul da farsi. «Scopo principale dell'iniziativa - spiega l'assessore all'Urbanistica Viviana Beccalossi - la condivisione del numero più ampio possibile di informazioni, per poter ricavare strumenti utili a valutare la possibilità di intervenire con eventuali provvedimenti legislativi di competenza regionale e di carattere urbanistico atti a regolamentare questa materia, tenuto conto della situazione di stretta attualità in un contesto generale che vede molti sindaci, spesso di piccoli centri, in difficoltà nel dover gestire la presenza di comunità poco integrate che spesso utilizzano spazi non conformi alle regole per esercitare il culto». «Abbiamo ricevuto in tutto 707 risposte - sintetizza l'assessore - e ci hanno permesso di mappare il fenomeno potendo contare su nuovi dati che, tra l'altro, ci sono stati richieste dalla Prefettura di Milano, dai carabinieri e dalla Polizia. Tra le risposte, sono emerse circa 80 situazioni meritevoli di approfondimento, in quanto si segnalano anomalie "urbanistiche" con la presenza di luoghi di aggregazione di comunità islamiche, spesso in locali destinati a tutt'altro scopo, quali magazzini, esercizi commerciali, abitazioni private, utilizzate anche come luoghi di culto».

Dopo la legge, ormai ribattezzata «anti-moschee», la Regione ha adottato una circolare interpretativa che equipara alle moschee propriamente dette anche i centri culturali islamici: devono essere considerati veri e propri luoghi di culto e pertanto sono soggetti alle norme previste dalla legge 2 del 2015.

La Regione conta di inviare tutte le risposte ai Comuni interessati nel giro di un paio settimane. E in questi giorni gli uffici tecnici stanno terminando di scrivere risposte «personalizzate» a tutti i sindaci che hanno segnalato queste situazioni «critiche». Legge alla mano vengono interpretati tutti i casi critici, uno per uno, e indicate le possibili soluzioni: chiusure, ordinanze, sanatorie, sanzioni.

«Va ricordato - conferma l'assessore - che la Regione non ha alcun potere sanzionatorio, nel senso che eventuali irregolarità vanno appunto sanzionate dai Comuni». La Regione, in materia, ha solo poteri normativi. E, quando si rivolge ai sindaci, lo fa anche per chiarire questo: ora tocca a loro intervenire.

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