Il generale dell'Arma amante della politica (e amico di Penati)

Il generale dell'Arma amante della politica (e amico di Penati)

Dalla corte di Filippo Penati a quella di Roberto Formigoni. Ma i tecnici, come si sa, non hanno colore. E se uno è un tecnico di valore come Nazareno Giovannelli, già alto ufficiale dell'Arma, forse non c'è da stupirsi se riesce nell'impresa di lavorare come civil servant per due amministrazioni di diverso colore, godendo della fiducia di leader dalle convinzioni opposte come Penati e Formigoni.
Il nome di Giovannelli è comparso a sorpresa nell'elenco degli assessori della giunta «a tempo» nominata dal presidente della Regione l'altro ieri, e destinata - nelle intenzioni del Governatore - unicamente all'ordinaria amministrazione qui alle elezioni. Sulla carta, l'esperienza che Giovannelli si prepara a vivere dovrebbe essere di breve durata. Ma, racconta chi lo conosce bene, «non è detto che non ci prenda gusto».
Formigoni ha fatto ricorso a Giovannelli per l'assessorato mediaticamente più delicato, quello alla Casa: il precedente titolare dell'assessorato, infatti, era Domenico Zambetti, leader della Nuova Dc, il cui arresto per associazione mafiosa e voto di scambio ha innescato la fine della vecchia giunta Formigoni, già logorata da una lunga serie di avvisi di garanzia. Serviva, dunque, una immagine di legalità. Ed è così che è saltato fuori il nome del generale.
Generale, a dire il vero, Giovannelli lo è stato per un breve periodo, a ridosso del congedo e della pensione. Ma come tenente colonnello e poi come colonnello ha lavorato a lungo a Milano. Tranne che per una parentesi a Parma, dove venne trasferito dopo che suo figlio era incorso nelle ire della magistratura per una antipatica storia di rapine, la parte cruciale della carriera di Giovannelli si è svolta tutta a Milano. Ed è comandando l'Arma cittadina che è entrato in contatto con il mondo della politica. A partire da Filippo Penati, che in un certo senso è stato il suo padrone di casa: la Provincia di Milano è infatti proprietaria di diversi stabili che ospitano le caserme dei carabinieri, e ne cura la manutenzione.
Nel 2004, quando il sindaco di Sesto San Giovanni diventa presidente della Provincia, Giovannelli è capo di Stato maggiore della Regione Carabinieri Lombardia. Tra i due il feeling è intenso. Tanto che l'anno successivo, quando si congeda dall'Arma, Giovannelli passa direttamente a lavorare con Penati, che lo nomina comandante della Polizia provinciale: un corpo con una storia gloriosa, oggi ridotto ad un centinaio di uomini con competenze prevalentemente su caccia e pesca. Da comandante, poco dopo viene promosso direttore centrale. Nel 2009 Penati viene sconfitto, al suo posto a Palazzo Isimbardi arriva Guido Podestà: ma il cambio di maggioranza non frena l'ascesa dell'ex carabiniere, che dalla nuova giunta viene nominato vicedirettore generale della Provincia.
É destino però che le strade di Giovannelli e Penati tornino a incrociarsi: nel 2010 l'esponente del Pd si candida alle regionali contro Formigoni, perde, ma diventa comunque consigliere regionale e vicepresidente del Consiglio. E a giugno del 2011 anche Giovannelli arriva in Regione come presidente del comitato per la trasparenza degli appalti.

Tre mesi dopo, la stella di Penati si spegne di colpo: la Procura di Monza lo incrimina per corruzione e concussione. Ma la carriera di Giovannelli non subisce scossoni, anzi. Anche Roberto Formigoni subisce il fascino di questo ex ufficiale sveglio e sgobbone. E per Nazzareno Giovannelli si aprono le porte dell'assessorato.

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