I cambiamenti epocali del lavoro, la possibile recessione alle porte, un nuovo approccio e un nuovo rapporto con gli interlocutori del mondo produttivo.
Anche per la Lombardia è un momento di svolta e la Regione non intende farsi trovare impreparata. «Non si può pensare che tutto continui a funzionare sempre allo stesso modo - riflette l'assessore allo Sviluppo economico, Alessandro Mattinzoli - è necessario mettersi sempre in gioco». Vale anche per le misure economiche, provvedimenti e interventi predisposti per sostenere le imprese commerciali e gli artigiani. «Molte misure hanno successo, ma forse potrebbero averne anche di più, per questo non rinunciamo all'obiettivo di raggiungere tutte le imprese: che siano iscritte o meno alle categorie. Vale per l'innovazione tecnologica, come per gli altri bandi».
Stiamo parlando di una dozzina di bandi che vanno da «Faber», destinato all'innovazione dei processi produttivi, a quello per la sburocratizzazione degli enti locali, dal bando «Attract» a quello per le start-up di impresa nell'area dell'alto lago di Como e delle valli del Lario, dai 2 milioni per il cambio generazionale ai 12 per i nuovi impianti di Gas naturale liquefatto. E ancora: 9 milioni vengono destinati al bando per l'impresa eco-sostenibile e sicura, e 16 per il bando «Arché» che vuole aiutare le start-up in via di avviamento e consolidamento, senza contare gli incentivi per le fiere internazionali e la sperimentazione degli strumenti digitali in edilizia.
«L'attenzione è massima - spiega Mattinzoli - e massimo è il supporto alle aziende, sia a quelle avviate sia alle start up. Particolare riguardo alle medie, piccole e piccolissime, imprese, fondamentale ossatura dell'economia lombarda».
«Le nostre misure - spiega ancora l'assessore - nascono dal confronto continuo con le categorie, il mondo delle associazioni e i territori. Nascono quindi dal basso e rispondono alle esigenze vere del tessuto produttivo. Il dialogo con chi crea occupazione e la collaborazione è e resta il nostro metodo. Il lavoro è la base della crescita vera».
Il lavoro sta cambiando e alcuni lavori sono destinati a sparire. È un processo di medio-lungo periodo da governare: «Alcune tipologie commerciali - spiega Mattinzoli - sono destinate a sparire. L'industria 4.0 fa paura, ma non si può ignorare che ormai la società va in questa direzione. Se non creiamo competenze nuove, si corrono dei rischi. E questo non ce lo possiamo proprio permettere. Quindi, con senso di responsabilità, le persone impiegate in certi settori andranno accompagnate e formate. Senza assistenzialismi, il nostro modello è la sussidiarietà: un sostegno al reddito ovviamente ci sta, ma deve essere circoscritto nel tempo e finalizzato».
Nel breve, all'orizzonte si profila una possibile recessione - anche in Germania - che non promette niente di buono per l'economia lombarda, molto integrata con quella tedesca. «Qualche segnale di recessione c'è - ammette - E forse anche più di un fattore, a partire dalla politica protezionistica che torna in voga. C'è incertezza e nei momenti di incertezza l'imprenditore si chiude a riccio. Ma la Germania non starà a guardare. E neanche noi. La Germania adotterà misure a difesa del suo sistema produttivo e dell'Europa.
Ci sono segnali di preoccupazione, ma ci sono anche tutte le condizioni per poter reagire. L'Italia ha un ruolo importante e con l'autonomia possiamo correre tutti. Abbiamo delle buone carte da giocare e le giocheremo».
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