«Un gesto di pacificazione per l’anarchico Pinelli» Sì della famiglia Calabresi

«Un gesto di pacificazione per l’anarchico Pinelli» Sì della famiglia Calabresi

«Superamento delle divisioni» ma anche «chiarezza e verità per tutti». Con queste parole Mario Calabresi, figlio del commissario di polizia freddato a due passi da casa in largo Cherubini il 17 maggio di 40 anni fa, ha commentato la proposta del questore di Milano Alessandro Marangoni per «un gesto di riconciliazione nei confronti di Giuseppe Pinelli». È qualcosa di più di un’idea astratta la lapide in questura in ricordo dell’anarchico che 42 anni fa cadde da una finestra di via Fatebenefratelli. «Per ora non è stato deciso nulla, e non ci sono tempi né luoghi - ha tenuto a precisare il questore - Si tratta davvero solo di una riflessione che spero si concretizzerà». Parole dense di significato ancora di più perché pronunciate proprio nel giorno della commemorazione del commissario Calabresi. Prima la deposizione delle corone proprio sul luogo dell’agguato poi la messa in Sant’Ambrogio e infine il ricordo in questura. A fianco ai figli e alla moglie Gemma tutte le autorità cittadine. Il sindaco Pisapia, il presidente della Provincia Guido Podestà, i rappresentanti della Regione, il prefetto e il questore. «C’è stata anni fa una stretta di mano tra la vedova di Calabresi e la moglie di Pinelli - ha aggiunto il questore - e credo possa essere il tempo di una riflessione che serva a creare un ancor miglior clima di riconciliazione».
Anche il figlio Mario, direttore della Stampa, ha ricordato l’impegno del presidente Napolitano che ha portato «a passi di superamento notevoli. Ripenso anche io a quella stretta di mano il 9 maggio di due anni fa. La proposta del questore si inserisce proprio perché sono stati fatti altri passi prima. Tutto quello che serve a superare le divisioni e i rancori e a farci camminare in una direzione in cui il clima si rasserena è benvenuto. Anche la proposta del questore, quindi, mi sembra importante». Così come è importante però «continuare a cercare la verità. È tempo di aprire gli archivi di Stato - esorta - C’è una legge sul segreto di Stato ma mancano i decreti attuativi». Di «pacificazione» e di sforzo per «andare al di là del passato» ha parlato anche il sindaco Pisapia che ha fatto un accenno anche alle tensioni sociali di questo periodo. «Preoccupazione c’è - ha commentato - e ci deve essere la massima attenzione. Ma io credo che a Milano non ci sia più nessuna possibilità che possa ripresentarsi un livello di violenza come nel passato». «Il paese di oggi non è come quello degli anni ’70 - gli ha fatto eco anche Mario Calabresi - Sono comuni le tensioni ma non c’è nella società un substrato di violenza come allora. Spero che si sia capito che la violenza politica non ha portato a niente. Solo così questi 40 anni non saranno passati invano».

Il presidente della Provincia ha ricordato infatti che «Calabresi ci ha insegnato a rispettare sempre le leggi dello Stato e per questo motivo a tanti anni di distanza ricordiamo ancora con ammirazione il suo sacrificio». Ricordando anche lui la figura di Giuseppe Pinelli ha ribadito che «Solo dal confronto delle idee può scaturire la migliore soluzione dei problemi e non certo da atti violenti e intimidatori».

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