Ghisa a scuola Ma per dar multe serve un corso interculturale?

di Antonio Ruzzo

Senza scomodare Alberto Sordi, l'Otello Celletti vigile romano col mito degli sceriffi americani, fa un po' sorridere che 150 ghisa milanesi prendano lezione da uno sceriffo di Los Angeles. Non solo loro, va detto. Al seminario organizzato dal Consolato degli Stati Uniti e dalla Prefettura c'erano anche carabinieri, poliziotti, Finanzieri e guardie carcerarie. Tutti a prendere appunti su come ci si debba comportare quando si entra in contatto con persone appartenenti alla comunità straniere e a quella islamica in particolare. Tutti ad ascoltare i consigli del sergente Mike Abdeen, lui pure musulmano e responsabile delle relazioni con la comunità islamica per la Contea di Los Angeles. Insomma un'autorità. E c'è da scommetterci che il sergente abbia dato tutte le dritte che servivano. Perché comunque non deve essere semplice per chi sta tutti i giorni sulle strade districarsi con chi ha usi, costumi e cultura differenti. Però viene da chiedersi se sia opportuno che 150 ghisa per un paio di giorni tornino sui banchi anzichè continuare a fare ciò che fanno di solito. E la risposta e nelle parole del sindaco se le parole hanno ancora un significato: «Bisogna smantellare il corpo militare che ha messo in piedi De Corato» aveva detto prima di essere eletto. Cioè quei ghisa che facevano i controlli nei mercati, allontanavano gli abusivi, fermavano i balordi di notte. Questi ghisa non esistono più. O meglio fanno altro. Soprattutto «dialogano», perché è questa ora la parola d'ordine.

Sfugge però il senso di un corso di relazioni interculturali. Il semaforo rosso per un maghrebino musulmano resta rosso o cambia colore? E il divieto di sosta o l'eccesso di velocità hanno tutto un altro significato? Chissà cosa avrà raccontato il sergente Abdeen.

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