Ghisallo, col cuore di Magni vivono storia e passione

Dieci anni compiuti da poco. Dieci anni con una grande storia da raccontare conservata grazie alla caparbietà di Fiorenzo Magni che ha fermato i ricordi riuscendo nel miracolo di mantenerli vivi. Il Museo del Ghisallo infatti è la storia di uno sport che continua a battere come la passione di chi da Magni ha preso il testimone. Il presidente della Fondazione Antonio Molteni e la direttrice Carola Gentilini. Un lavoro da «gregari», per far tornare i conti, per non far morire questo luogo che qualche anno fa aveva anche chiuso ed ora timbra diecimila ingressi l'anno. Il Museo del Ghisalllo è ciò che ti aspetti un luogo dove il ciclismo è di tutti senza pregiudizi e senza censure. Dalla fantastica Colnago da crono con cui nel 1994 a Bordeaux lo svizzero Tony Rominger firmò il record dell'ora, alla maglia iridata sponsorizzata Motorola indossata da Lance Armstrong nel 1993 a Oslo quando si mise tutti dietro nel mondiale. Tra le tante maglie rosa appese alle pareti, tra la bici che fu di Bartali, quella che fu di Magni, tra leoni, falchi e sceriffi.

Entri, scendi da una rampa che sembra uno tornanti che portano qui su al santuario, ma forse anche allo Stelvio e al Ventoux e ti incanti a guardare una gigantografia di Forenzo Magni tra Alfredo Martini, Ernesto Colnago e Franco Ballerini.

ARuz

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