Sono diverse le incognite che campeggiano sul dossier Milano/Torino presentato dal Coni al Comitato Olimpico Internazionale per la candidatura ai Giochi invernali 2026. Ogni giubilo è prematuro, come dimostra il sindaco Beppe Sala: inutile, infatti, cantare vittoria (sarà poi il Cio ad avere la parola finale) senza un esecutivo che appoggi formalmente la candidatura. Ma tant'è: ora Milano (in tandem con Torino) è ufficialmente in corsa e dovrà correre. A sfidarla altre sei città: sono infatti sette le candidature arrivate al Cio, anche se la coppia da MiTo gode della benedizione del presidente Malagò.
Cauto il sindaco Sala che ieri scriveva: «Viste le attenzioni del mondo olimpico internazionale, i positivi riscontri ottenuti dalla nostra città nell'ambito del Cio ho inviato al Coni una lettera con la quale chiedo che Milano possa essere indicata a partecipare alla Fase di Dialogo prevista per i Giochi Olimpici Invernali 2026. Tale manifestazione di interesse viene esercitata in funzione di una scadenza dettata dal Cio ed è comunque subordinata alle doverose e ineludibili determinazioni del futuro Governo italiano». Tradotto: è necessario attendere che venga formato un governo e che questo dia il suo benestare per la candidatura di Milano e Torino, prima di tutto. Come dire: l'Agenzia Europea del Farmaco «soffiata» a Milano da Amsterdam, brucia troppo per permettere facili entusiasmi.
Battagliero il neo governatore lombardo Attilio Fontana: «Sono molto contento, è un'altra battaglia sulla quale ci impegneremo con la massima determinazione perché io credo che le Olimpiadi siano un evento che la nostra regione si merita».
Una chance unica per lo sport milanese: ospitare i giochi invernali del 2026 significherebbe riqualificare tanti impianti degradati. Non lo ha nascosto il presidente del Coni Malagò al termine dell'incontro della settimana scorsa con Sala. «Ci sta molto a cuore l'Idroscalo - ha detto il presidente del Coni- un asset importantissimo che andrebbe valorizzato di più. La mia idea è riuscire a creare un parco olimpico: destinato al canottaggio e alla canoa, ma fruibile anche per il triathlon, la motonautica, lo sci nautico, il surf e l'atletica leggera. Inoltre bisogna inserire una soluzione migliorativa anche per il Saini, che è il centro più importante a Milano per l'atletica».
Venendo alle località sciistiche e agli impianti cittadini «olimpionici» quello che al momento è emerso dal dossier del Coni è il Palasesto per il carling e il Forum di Assago per hockey e pattinaggio. Grande incognita sul palazzo del ghiaccio di via Piranesi, casa dell'Hockey Club Milano dal 1924. Ora chiuso. Il palazzetto c'è, andrebbe solo ristrutturato. Il Castello Sforzesco e il parco Sempione, che nel 2011 ospitò le gare sprint per le qualificazioni alla Coppa del Mondo, potrebbero appunto ospitare lo sci di fondo. Lo sci alpino invece andrebbe in Valtellina tra Bormio e Santa Caterina, mentre per le altre specialità si rimanda a Torino e al Piemonte.
Tutto da capire è la possibile localizzazione del villaggio olimpico da realizzare in un'ex area industriale della città. Nel dossier del Coni, non confermato dal Comune, si parla di due possibili aree nella periferia sud: Scalo Romana e via Ripamonti e più a est la zona tra Rogoredo e Porto di Mare. Certamente si tratta di quartieri che necessitano di una forte riqualificazione: in particolare per quanto riguarda Rogoredo, gli interventi spot su stazione e boschetto della droga senza un progetto non sono sufficienti.
Così Scalo Romana, quartiere che sta rinascendo grazie all'iniziativa dei privati, mentre ancora è da decidere il destino dello scalo ferroviario. Su Palazzo Marino aleggia una buona dose di scaramanzia. Prossimo appuntamento il 12 aprile per la riunione del Cio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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