«Il problema non è la capacità di somministrare, ma la disponibilità di vaccini». Non si può dire che non abbia dubbi Pietro Foroni, anzi sa bene che l'operazione è immane, richiede uno sforzo inedito. E non nega che ci siano stati anche disguidi, anzi li riconosce ed è pronto a «farne tesoro» per i momenti più impegnativi. Di una cosa, però, l'assessore è convinto. «Piaccia o no, il problema è il numero di vaccini che arrivano da somministrare e non la capacità di somministrazione - dice - Speriamo che nelle prossime settimane, come promesso dal ministro Speranza, ne arrivi un numero nettamente maggiore».
Lodigiano, assessore regionale alla Protezione civile oltre che al Territorio, Foroni è una delle punte del «tridente» che in Lombardia sta mettendo a punto la macchina vaccinale. Insieme a Guido Bertolaso, «regista» della campagna, e a Letizia Moratti, assessore al Welfare, Foroni sta mettendo a punto il motore che ad aprile dovrà andare al massimo dei giri. Ha intrapreso un «tour» tra i centri vaccinali: lunedì visiterà quelli di Voghera e di Abbiategrasso e quello in via di realizzazione a Sant'Angelo Lodigiano. I centri aprono uno dopo l'altro in tutto il territorio. Il leader della Lega, Matteo Salvini, ieri in Fiera ha dichiarato che «dalla settimana prossima avremo il record italiano in Lombardia con 50mila vaccinazioni al giorno». E Foroni conferma: «Sì, già ora noi siamo in grado di farne 50mila vaccini al giorno, poi in prospettiva oltre 100mila. Tutto dipenderà dall'arrivo delle dosi».
Oltre un milione le dosi somministrate finora in Lombardia: 1.017.920. Sfatata anche la leggenda delle dosi lasciate in frigo. «Abbiamo superato il milione di vaccinati ed esaurito l'80% delle scorte dei vaccini - dice Foroni - Cioè si è deciso di vaccinare anche intaccando fortemente le scorte». La campagna, in Lombardia come nel resto del Paese, è ancora in una fase preliminare. Si sta procedendo con le categorie. Dopo, in virtù del piano nazionale rivisto dal commissario, generale Francesco Paolo Figliuolo, si procederà solo per fasce d'età. «Ora siamo a un milione - calcola - ma la svolta ci sarà nelle prossime settimane, quando, come ha detto il generale Figliuolo, avremo la disponibilità dei vaccini Johnson&Johnson, e stiamo parlando di 25 milioni di dosi uniche». Il caso Astrazeneca ha causato qualche rinuncia e qualche incertezza. Salvini in Fiera ha parlato di un 10% di defezioni. L'ospedale conferma: «A seguito delle notizie sul vaccino Astrazeneca il centro vaccinale in Fiera ha subito una flessione». Il flusso era «comunque buono». Ed è possibile che alcune defezioni si spieghino coi «doppi appuntamenti» che il sistema di prenotazione può generare per sbaglio.
Quando arriverà il suo turno, Foroni è pronto a vaccinarsi con Astrazeneca per diradare i dubbi. E a proposito di disguidi, non li nega: «Era un'utopia pretendere che tutto andasse alla perfezione fin dall'inizio. Impossibile negare che ci siano stati disservizi, ma anche quando si sono creati li abbiamo risolti con vaccini in più. Io quando vado a vedere i centri esco sempre con grande ottimismo. Vedo che tutto è ben organizzato. E dei disguidi faremo tesoro, perché sia tutto rodato quando si entrerà nel vivo». Ora si stanno affinando le procedure. «Un tappo per esempio era l'anamnesi - spiega - non i tempi dell'iniezione, ma quando ci sarà lo sforzo massimo i numeri saranno diversi. E allora, visto che siamo in guerra, si combatte con armi ed esercito. Gli accordi su medici di medicina generale e specializzandi vanno bene ma sono su base volontaria. Non ho problemi a dire che serve una normativa speciale, visto che la situazione è speciale. In questo momento chi non partecipa alla campagna, visti gli accordi, non è vincolato. Io ho chiesto una legge, una norma che consenta anche di precettare il personale medico che non vaccina. Lo dico anche perché rappresento i volontari della Protezione civile e vedo il loro impegno.
Se ci sono volontari che si impegnano in questo modo, tutti devono dare il loro contributo, peraltro retribuito. Se potessero, le vaccinazioni le farebbero ristoratori e baristi che sono chiusi. I prefetti devono poter precettare».
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