Il «girotondo arancione» per bloccare Sala e Renzi

Paletti di Pisapia sui ciellini nell'alleanza: «Nomi non previsti» La capolista: «No alla politica del non parlate al conducente»

Alberto Giannoni«Fermare la deriva al centro del Pd». La «cosa arancione» non ha ancora un nome, né un simbolo, ma la linea è tutta politica. Ambiziosa, identitaria. La lista, sponsorizzata da Giuliano Pisapia, sostiene un po' controvoglia Beppe Sala e non ama affatto Matteo Renzi. E vuole rappresentare ciò che di sinistra è rimasto nella coalizione del manager Expo, notoriamente considerato una sorta di alieno nella Milano che ama definirsi «progressista».«Sono a disposizione di una sinistra che vuole ancora contare e combattere la politica del non parlate al conducente» annuncia Daria Colombo, presentandosi nel corso di incontro nella Casa della cultura di via Borgogna. Moglie di Roberto Vecchioni e figlia di un senatore Dc ed ex partigiano, Vittorino Colombo, la capolista (scrittrice al secondo romanzo) la capolista in passato è stata promotrice dei cosiddetti «girotondi», movimento di ispirazione giustizialista di cui si parlò molto a Milano e Roma nei primi anni Duemila. Dopo il forfait della vicesindaco Francesca Balzani, sconfitta alle primarie, arancioni, civici, verdi e fedelissimi di Pisapia si affidano alla Colombo, che solo un anno fa confessava che non avrebbe disdegnato un girotondo (di disapprovazione) intorno a Renzi, giudicato dinamico ma ormai «distante da una fetta di società». Da capolista Colombo parla di una politica «che faccia star bene moralmente la gente». E la missione è ambiziosa: «Sala vincerà anche grazie a noi, ma vogliamo indicargli la strada, per governare Milano da sinistra». Un «pericolo centrista del Pd» lo vede anche Gad Lerner, che partecipa alla presentazione accanto al sindaco. E la possibile candidatura, nella lista Sala, di esponenti centristi come Massimo Ferlini, «big» della Compagnia delle opere vicina a Comunione e Liberazione, continua a tormentare la sinistra. Il sindaco avverte che ci saranno dei «paletti», «non sulle persone ma su cosa rappresentano». «I nomi che sono sui giornali al momento - spiega - non sono assolutamente previsti in lista». Il caso, tutt'altro che chiuso, viene rimandato al tavolo dei coordinatori. E minaccia di creare altri problemi alla tormentata vita dell'alleanza. Accanto a Colombo, al portavoce dei comitati Paolo Limonta e alla coordinatrice di Sel Anita Pirovano, un altro possibile candidato, il portavoce dei «Sentinelli» Luca Paladini, che se la prende con Parisi, candidato del centrodestra.

La sua colpa? Aver preannunciato che da sindaco non darà patrocini né al family day né al «gay pride»: «Sono saltato sulla sedia» dice Paladini, scandalizzato all'idea che le due manifestazioni siano considerate «omologabili», mentre - avverte - eventi come il family day «non devono avere cittadinanza» a Milano.

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