Cronaca locale

In gita a Verona per Vinitaly: un tour d'arte e gastronomia

Sotto il balcone di Giulietta suggestioni sentimentali, nei ristoranti la prelibata Pearà, salsa per il bollito

In gita a Verona per Vinitaly: un tour d'arte e gastronomia

Verona caput vini (e caput mundi, quindi) da domenica al 18 aprile. Vinitaly ha ormai raggiunto dimensioni enormi con eventi dentro e fuori fiera. Il Viaggiatore Goloso vi offre un itinerario tra strade e vicoli di una delle città più belle d'Italia: arte, storia e, naturalmente, cucina. Partiamo dall'Enoteca Zero 7 a un passo dai Portoni di piazza Bra. Novecento etichette, ideale per un aperitivo o per pranzo e cena. Squisita la colazione: croissant freschi e caffè di Gianni Frasi. Piazza Bra ha mutato il suo volto nel corso dei secoli. Sul lato settentrionale l'Arena, datata tra il 10 e il 20 d.C., ha ospitato e ospita tutte le arti; sul lato occidentale la passeggiata del Liston; sul lato meridionale la Gran Guardia; sul lato orientale la Gran Guardia Nuova, conosciuta come Palazzo Barbieri, sede del Comune.

Muri e vicoli del centro raccontano storie. Anche gustose come quella del ristorante «12 Apostoli» alla quarta generazione della famiglia Gioco. Tra queste mura, già nel Settecento, alcuni mercanti della vicina piazza dei Signori venivano a concludere gli affari tra una scodella di pasta e fagioli e un bicchiere di vino. Il leggendario Giorgio Gioco, si è ritirato, ora in sala c'è suo nipote Filippo, laurea in antropologia. Ai fornelli Mauro Buffo che propone una cucina elegante, ma di sostanza. Alcuni piatti del menu pensato per Vinitaly: patata, piselli, seppia, limone; risottino asparagi e prosciutto; sua maestà la Pearà, la celebre salsa che qui accompagna il bollito.

A pochi passi la casa di Giulietta. Secondo la credenza popolare, su quel balcone la ragazza attendeva le rime baciate del suo Romeo. Forse non è vero, è bello. Nel museo dipinti, statue, ceramiche ma anche arredi e costumi di scena delle opere teatrali e cinematografiche dedicate alla più famosa storia d'amore della storia. L'amore è un incendio, un po' come l'appetito. Il Pompiere può spegnerlo. Ad aprirlo fu proprio un pompiere, a metà del secolo scorso. Menu classico. Un cuoco affetta salumi a nastro, mentre aspettiamo bigoli, gnocchi, risotti, tagliatelle e stinco, fegato, baccalà. Per finire, la sbrisolona. Una bella passeggiata digerente ci porta fino a Castelvecchio. Costruito alla metà del XIV secolo da Cangrande II della Scala, è stato fortezza, arsenale, caserma. Nel 1944 ospitò il Processo in cui Mussolini regolò i conti con gerarchi che l'avevano deposto il 25 luglio 1943. Tra i condannati a morte, anche il genero Galeazzo Ciano. Restaurato più volte, ospita una delle maggiori raccolte d'arte d'Italia.

Poco distante, in un vicolo discreto, all'Oste Scuro Simone Lugoboni, mette in tavola una cucina di mare limpidissima: triglie di scoglio dorate con purea di topinambur e foie gras; spaghettoni di Matt con ricci di mare e burrata; rombo con crema di cavolfiore, carciofo e tartufo bianchetto. Davanti San Zeno ammiriamo uno dei massimi capolavori del romanico in Italia. La basilica è dedicata all'ottavo vescovo di Verona, un santo di origine africana a cui si attribuiscono numerosi miracoli e la conversione al cristianesimo delle popolazioni venete. Il nucleo originario della basilica (IV secolo), fu eretto vicino al luogo di sepoltura del santo. Sulla facciata, in tufo e marmo, spicca il grande rosone del Brioloto. Accanto alla chiesa, un campanile di 72 metri che ne riprende lo stile e che accoglie le più antiche campane di Verona, fuse nel 1149. All'interno, tra le tante opere, spicca lo splendido trittico del Mantegna con la Madonna in trono.

Accanto alla Casa di San Zeno c'è quella di Giancarlo Perbellini. Qui la cucina non è a vista, ma proprio dentro il ristorante che dà, appunto, la sensazione di stare in casa. Il cliente deve scegliere due ingredienti (piselli, rognone, fagiolini, bruscandoli, asparagi) con cui verranno composti due piatti. Creatività nel rispetto di gusto e piacere: wafer al sesamo, tartare di branzino, caprino all'erba cipollina e sensazione di liquirizia; mezze maniche, mais e umido di baccalà. Prima di ripartire un passaggio olfattivo-seduttivo alla Torrefazione Giamaica di Gianni Frasi, punto di riferimento mondiale per il caffè di grande qualità. I suoi cru provengono da India, Brasile, Santo Domingo, Haiti, Porto Rico e Capo Verde. Il pepe è la seconda passione del patron: anche qua una selezione intrigante.

Come Verona.

Commenti