«Certo che voi berlusconiani siete forti. Da una parte vi lamentate che noi giudici siamo disumani, che siamo antropologicamente diversi. Però poi vi arrabbiate perché abbiamo moglie, figli, andiamo in vacanza come tutti quanti. Dovete decidervi. Volete dei giudici umani o dei giudici bionici?».
Cosa c'entra Berlusconi, presidente Pomodoro. Il Giornale ha semplicemente pubblicato dei dati forniti dal ministero della Giustizia. Sono quei dati a dire che i giudici di Milano lavorano meno dei loro colleghi del resto d'Italia. Su 165 tribunali, la produttività di Milano è al 122esimo posto. C'è poco da stare allegri.
«Ah, lo dice il ministero? Allora io dico che il ministero sbaglia. Che i suoi dati sono sballati e senza senso. A Roma fanno i conti della serva: quanti fascicoli là, quanti fascicoli qua. Ma secondo lei le cause civili sono tutte uguali? Si può paragonare una causa in materia previdenziale con quella tra Samsung e Apple per il brevetto dell'Ipad? Siamo seri».
Livia Pomodoro, presidente del tribunale di Milano, è «indignata» per la pubblicazione sul Giornale dei dati ministeriali sulla produttività dei giudici nel capoluogo lombardo. Sa che i tempi lunghi della giustizia fanno infuriare i cittadini. E vedersi messa in classifica dopo Lagonegro la considera un'offesa intollerabile.
Eppure, presidente, i dati hanno una loro forza. In cinque anni avete smaltito il 9,8 per cento degli arretrati. A Trani il 27.
«A parte che la nostra percentuale è più alta, il problema è sempre lo stesso: cosa c'è in quelle cause, qual è la qualità delle decisioni che vengono chieste? Al sud ci sono tribunali con gli armadi pieni di domanda drogata, col 92 per cento di cause previdenziali. È chiaro che si fa in fretta a svuotarli. Noi abbiamo affrontato la sfida di coniugare tempi rapidi e qualità. E la stiamo vincendo».
Gli avvocati non sono tanto d'accordo. Una indagine della Banca Mondiale, fatta consultando gli studi legali, mette l'efficienza giudiziaria di Milano al quarto posto delle grandi città italiane, dopo Torino ma anche dopo Roma e Napoli.
«Quella indagine, fatta da Doing Business, la conosco bene. Guardiamola. I tempi delle sentenze di Milano sono molto più veloci di Roma e Napoli, ad allungarsi sono solo i tempi dell'esecuzione. Ma Milano finisce in fondo alla classifica per un altro motivo: perché Doing Business tiene conto anche dei costi della giustizia. E a Milano gli avvocati si fanno pagare di più che nelle altre città».
Il ministero ha annunciato che vi taglierà 32 giudici perché a Milano il carico di lavoro è inferiore alla media italiana.
«Spero che non accada perché sarebbe una scelta devastante. Se il carico di lavoro è sceso è perché siamo riusciti a ridurre il numero delle cause con delle scelte virtuose, come quella di garantire l'uniformità delle sentenze: questo ha ridotto il numero di chi fa causa o la va o la spacca. Se di fronte a comportamenti virtuosi come i nostri il ministero ci taglia gli organici, la conseguenza brutale è che gli altri tribunali non saranno incentivati a seguirci sulla nostra strada. Aggiungo che se noi, come fanno altri tribunali, registrassimo come fascicoli di causa le 45mila asseverazioni di perizie che facciamo ogni anno, 32 giudici anziché toglierli da Milano dovrebbero mandarceli».
Eppure, girando in tribunale di pomeriggio, o tra Natale e l'Epifania, l'impressione non è che ci si ammazzi di lavoro.
«È una impressione profondamente ingiusta. Io so che vita fanno i giudici milanesi. E so che, semplicemente, non ce la fanno più. Voi vedete le udienze, ma non immaginate il lavoro che c'è dietro. Io faccio il magistrato dal 1965, e so che scrivere le sentenze a casa la domenica per un giudice è la normalità. È normale preparare i processi durante le vacanze. Cosa si vuole? Che i giudici timbrino il cartellino? Le assicuro che se rispettassimo rigidamente gli orari lavoreremmo molto meno di oggi».
Ma non considera anacronistico che un servizio pubblico come la giustizia si fermi per quindici giorni a fine anno e per due mesi d'estate?
«Non si ferma proprio niente. I processi con detenuti si fanno anche di sabato e d'agosto. Vuole che aboliamo la sospensione feriale? Parliamone. Ma gli avvocati farebbero la rivoluzione».
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