Cronaca locale

Una grande «Cleopatras» sul palco del Ringhiera commemora il drammaturgo

Nel 2013 ricorreranno i vent'anni dalla scomparsa e i novanta dalla nascita di Giovanni Testori, ma la scena teatrale milanese sembra quasi non essersene accorta.Di «testoriano» la stagione 2012-13 contempla solo Cleopatràs e Mater Strangosciàs, il dittico attualmente in cartellone al Ringhiera, e una singolare rivisitazione di In Exitu che vedremo a giugno all'Out Off: troppo poco per ricordare il più importante drammaturgo attivo a Milano nel secondo Novecento. Se la figura di Testori non rischia di essere dimenticata, è soprattutto grazie all'intensa attività espositiva che l'Associazione Giovanni Testori svolge a Novate, presso quella che è stata la casa di famiglia dello scrittore, critico d'arte e autore teatrale. L'anniversario della morte cadrà a marzo, quello della nascita a maggio. C'è ancora tempo affinché qualche istituzione - per esempio la Scuola Paolo Grassi - ponga rimedio alla smemoratezza, perlomeno attraverso un convegno: ma intanto è bene non perdersi lo spettacolo in corso al Ringhiera fino a domenica. Tutto sommato di rispettose e sentite messinscene degli scritti di Testori, negli ultimi anni se ne sono viste parecchie. Nessuna però risulta così compiuta, così in sintonia con la poetica dell'autore e insieme così ricca di inventiva registica, come quella di «Cleopatràs e Mater Strangosciàs» interpretata da Arianna Scommegna e diretta da Gigi Dall'Aglio. Sul palcoscenico di via Boifava, la Scommegna interpreta una benzinaia dell'alta Brianza: una donna non più giovane ma ancora procace, altera come una regina esotica e ruspante come una provinciale arricchita. Così Testori si è figurato Cleopatra, anzi, Cleopatràs, come suona il nome della sovrana egizia nella lingua tra dialetto lombardo, italiano arcaico e spagnolo apocrifo. Arianna Scommegna è bravissima nel rendere la sensualità animalesca, la psicologia sinuosa e la smania di vita di una donna che piange la morte del suo Antonio, anzi Tuniàsc, e sta per morire a sua volta. Ancor più brava però l'attrice trentenne lo è nel rendere l'umanità elementare e allo stesso tempo intensissima, la mescolanza di tenerezza, arguzia e saggezza proveniente da una religiosità poco metafisica, molto concreta, che caratterizza la «Mater Strangosciàs», vale a dire la Madonna che veglia sul figlio «trafitto, anzi trafittato». Cleopatràs e Mater Strangosciàs sono due dei Tre Lai, i lamenti funebri di donne sul cadavere della persona amata che Testori, già malato, ha scritto al crepuscolo della sua esistenza.

Alla morte, «strana eternità di cui non sappiamo nulla», il drammaturgo - secondo l'amico Ambrogio Borsani - guardava, «nonostante la fede ritrovata, con silenzioso timore, dignitosa rassegnazione e forse disperata speranza». Era l'inverno del '93, quasi due decenni fa: «Il sipario calò il 16 marzo».

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