Guerra vinta contro sinistra e pregiudizio

Guerra vinta contro sinistra e pregiudizio

Milano non era Beirut, fortunatamente non lo è mai stata ma soprattutto non lo è mai diventata. Milano, nonostante le paure, nonostante le polemiche non si è mai militarizzata. Lunga storia quella delle Strade sicure milanesi che più sicure sono diventate in questi undici anni anche grazie alle pattuglie dell'Esercito arrivate quando a Palazzo Marino c'era Letizia Moratti. Nel 2008 sindaco e ministro della Difesa parlavano la stessa lingua e sulla sicurezza s'intendevano. Tre anni dopo però la musica cambiò e fra Giuliano Pisapia e Ignazio La Russa volarono gli stracci. Via le pattuglie dal centro, dalle periferie, dalle strade. Via i militari che vennero spediti sui laghi perché la sinistra con le divise non è mai andata troppo d'accordo e perché la città senza mimetiche era il patto (e il prezzo) che il neo sindaco aveva «firmato» per garantirsi l'appoggio della sinistra più schierata e dei centri sociali.

«Milano non è Beirut» era il ritornello. «Milano non è Beirut» era la parola d'ordine ma soprattutto il pregiudizio che spesso porta a governare più con l'ideologia che con il pragmatismo che serve per ben amministrare una città. Che poi, in tutti questi anni, i militari la stima dei milanesi se la sono conquistata più con la discrezione che con l'azione. Più con i sorrisi che armi in pugno. Con il loro esserci defilato e rassicurante. Che poi cosa pensavano Pisapia e compagni? Che la città sarebbe stata pattugliata mitra spianati da truppe di paracadutisti «Col Moschin» della Folgore o battuta via per via dai blindati in assetto d'attacco dei Lagunari del Battaglione San Marco?

Valgono sempre più i fatti delle chiacchiere. E in questi undici anni i militari e chi li ha comandati hanno parlato pochissimo. Anzi mai. Hanno, come usano gli uomini in divisa, obbedito tacendo e fatto esattamente ciò che prefetti e sindaci hanno chiesto loro di fare.

Hanno dato un po' più di tranquillità a una città che non è Beirut e dove non c'è nessun motivo di impressionarsi se in Duomo o a Quarto Oggiaro si incontra una divisa. Perché, come si dice sempre, se uno «male non fa paura non deve avere...».

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