È tornato finalmente in gruppo, dopo aver sconfitto la sfortuna e la diffidenza. In verità, Daniele Colli, 32 anni milanese nato a Rho e cresciuto a Parabiago, e per amore di Stefania (Andriola, volto del Meteo sulle reti Mediaset, ndr) si è trasferito a Monza, ha sconfitto anche un tumore al ginocchio sinistro diagnosticato a fine 2010. «Quello è stato davvero un brutto momento della mia vita, altro che essere disoccupato e non trovare uno straccio di contratto - dice divertito e sorridente il corridore milanese, che dopo la Vuelta Burgos, ieri a Legnano ha fatto il suo ritorno in gruppo nelle corse italiane sulle strade di casa, a due passi da mamma Paola e papà Elido, con un buonissimo 5° posto alla Bernocchi vinta da Sacha Modolo -. Credemi, due anni fa ho passato mesi incredibili, temevo che dovessero amputarmi la gamba, poi invece il tumore si è rivelato benigno e tutto è finito nel migliore dei modi».
Tornato alle corse nel 2011, con la spagnola Geox, l'anno successivo passa all'americana Type 1-Sanofi, formazione che annovera tra le proprie fila corridori malati di diabete di tipo 1. «È stata un'esperienza bellissima correre per un team americano, soprattutto perché portava in giro un messaggio molto importante: anche se sei malato di diabete (di tipo 1, ndr), puoi svolgere una vita normale - spiega il velocista lombardo -. Allora in squadra c'erano solo sei corridori, poi il team ha deciso di allestire una squadra composta solo da corridori diabetici e io sono rimasto a spasso, nonostante una vittoria e tantissimi piazzamenti. Ma dopo aver passato quel che ho passato, non mi sono perso d'animo. Ho continuato ad allenarmi e alla fine Luca Scinto, tecnico della Vini Fantini, mi ha chiamato: per le prossime due stagioni correrò con i "giallo-fluo"».
Ma che cosa ha provato Daniele Colli a rimettersi sulla maglia il numero dorsale? «È stato davvero il massimo. È troppo bello riattaccare il numero perchè correre in bici è quello che amo fare da quando ho 7 anni». Una lotta contro il cancro, e poi vicende come quella di Lance Armstrong. Cosa dire? «Pensare che mi piaceva da pazzi il texano. Mi ispiravo molto a lui e alla sua storia. Per il resto cosa posso dire? La mia delusione è proporzionale all'ammirazione che avevo per lui».
La nuova maglia della Fantini l'ha regalata ad un caro amico, che da qualche mese sta lottando per tornare ad essere quello di prima: Bruno Arena. «Per me è come un fratello. Due anni fa era a farmi il tifo alla Bernocchi ora è costretto a letto in una clinica riabilitativa dopo l'ictus che l'ha colpito a gennaio. A lui ho regalato la prima maglietta della Fantini, è stato tra i primi a sapere dell'ingaggio.
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