Cronaca locale

Per hobby o professione, sono già 1.500 i soci di Ais Milano

Li immaginiamo così poco oberati dalla vita pratica che possono concedersi, per vivere, di «degustare». Assaggiare, lasciar ondeggiare il bersaglio liquido nel calice di cristallo, mandare giù a sorsate la qualità, cercare l'eccellenza. Ma la vita di un sommelier non potrebbe essere più radicata alla realtà e più concreta. «La crisi ha dato addirittura una mano alla tradizione», spiega Hosam Eldin, al timone della delegazione milanese di Ais (Associazione Italiana dei Sommelier). In piazza della Reubblica 20, a Milano, sorge infatti l'appendice più fiorente dell'associazione nazionale dei sommelier: un'istituzione che in Italia ha 48 anni, e nella quale, sotto la direzione di Hosam Eldin Abou Eleyoun(egiziano, 46 anni, nella nostra città dal 1994), i soci di Ais Milano dialogano col buon vino attraverso eventi, incontri, corsi aggiornatissimi e perfino quiz online. Non c'è delegazione che riscuota più successo, per i sommelier italiani, di quella milanese. Dal seminario al master (addirittura quello in «tecniche di cantina»), i sommelier di Milano optano sia per lunghi che per brevi corsi di qualificazione. «I nostri corsi accolgono il pubblico più eterogeneo possibile - spiega Hosam - : casalinghe, medici, studenti, notai, e moltissimi avvocati. Ma anche giovani che cercano opportunità di lavoro». 1.500 soci paganti, un corso di primo livello frequentato da circa (ogni anno) 400 persone, 350 in media per il secondo livello, e più o meno 170 per il terzo. I costi? Un master di cinque giornate può includere, in una tariffa di circa 100 euro, anche un pasto. «Il vino è emozione» commenta ancora l'esperto, ma un'emozione che va dominata e conosciuta a fondo. Il mercato del vino - e quello dei sommelier - secondo Eldin registrano sviluppo, in Lombardia. Nonostante la crisi economica. «Il territorio lombardo è fortunato - prosegue il delegato - : la Valtellina, la Franciacorta, tutti i territori dell'Oltrepò sono, per la produzione vinicola, floridissimi». Questa è storia, ma in che senso la crisi può aver agevolato gli specialisti del buon vino? «Le difficoltà economiche ci hanno riportato coi piedi per terra. Ci hanno fatto, forse, riscoprire realtà sulle quali puntare. In Lombardia, il mercato del vino ha mantenuto voci positive a dispetto della crisi». Altro che «choosy», insomma: i giovani di Milano si danno al vino, ma con la classe e la competenza che merita. I consigli dell'esperto? Partono dall'abbiccì. Imparare a leggere un'etichetta: «Anche alcuni vini italiani più blasonati vengono dalla categoria “vino da tavola“, ma la bottiglia deve sempre fornire tutte le informazioni». E guai a leggerle con leggerezza perché i parametri, come quelli del nostro sangue, possono essere perfetti o improponibili a seconda del vino: ciascuno ha la sua identità, e guai a confondere. L'Ais Milano porta in città degustazioni da tutte Italia; sul sito dell'associazione, anche una mappa delle produzioni DOC e DOCG di tutto il Paese.

A ciascun vino la sua faccia, il suo pedigree di provincia: il suo messaggio, deciso e frizzante, nella bottiglia.

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