I comitati dei residenti «È emergenza movida»

Promosso con riserve il decreto Minniti La proposta: una campagna nazionale

Il decreto Minniti, il degrado dei centri storici, la tutela della salute di residenti e frequentatori. Temi all'ordine del giorno della quarta assemblea annuale del Coordinamento nazionale No Degrado e Mala Movida, riunito ieri al Cam di corso Garibaldi. Del coordinamento, nato nel 2014, fanno parte una quarantina di associazioni di tutta Italia (da Milano a Palermo) che condividono l'obiettivo di difendere le città da degrado e movida incontrollata. La «lobby» dei residenti nei quartieri della movida si è riunita per la seconda volta a Milano per discutere delle ultime novità e in particolare della conversione in legge del decreto Minniti sulla sicurezza urbana. Manca ancora uno strumento di «azione diretta», ma «finalmente le amministrazioni si mettono dalla parte dei cittadini», ha detto Franco Spirito, presidente dell'associazione Pro Arco Sempione. Promossi i maggiori poteri di ordinanza che il decreto del ministro ha riconosciuto ai sindaci, ma anche le nuove possibili assunzioni di vigili urbani, fino ad ora bloccate, come ha chiarito la presidente nazionale del coordinamento Simonetta Chierici. Quindi «un piccolo passo avanti nella teoria, bisogna vedere se verrà applicato». Quella della movida incontrollata rappresenta una «emergenza nazionale», ha spiegato Chierici, per tre ordini di motivi: i danni alla salute dei residenti, quelli alla salute dei fruitori dei locali che sono sempre più minorenni che consumano alcol e il danno ai centri storici e ai monumenti. «A Milano - ha concluso Chierici - avete per esempio le colonne di San Lorenzo che sono state scempiate». Due proposte di azioni da mettere in atto a livello nazionale: la prima - spiega Giorgio Ragazzini di un comitato fiorentino - riguarda il lancio di «una campagna nazionale per riscrivere l'articolo 659 del codice penale che riguarda il disturbo della quiete pubblica. Noi - ha aggiunto - dovremmo far capire all'opinione pubblica che c'è un senso comune che ormai si è assuefatto al rumore. Attualmente la norma prevede l'arresto fino a tre mesi e un'ammenda. Capite che la deterrenza non c'è».

La proposta è lanciare «entro settembre ottobre una campagna nazionale con un testo già scritto e pronto».

In secondo luogo è stata proposta «un'altra iniziativa nazionale può essere condotta contemporaneamente in tutte le città: dedicare una serata a un rilevamento ufficioso del livello dell'inquinamento acustico per poi comunicare i risultati».

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