I dipendenti della Biblioteca contro l'accorpamento alla Pinacoteca

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D'accordo la razionalizzazione delle risorse, ma con criterio. In questi giorni il personale della Biblioteca Nazionale Braidense ha rotto il silenzio per scrivere un appello pubblico al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini che sta facendo il giro della Rete. Il casus belli? L'attuazione del decreto ministeriale dello scorso 16 novembre che toglierebbe alla Braidense lo status di «biblioteca dirigenziale», auspicandone l'accorpamento a un'altra struttura (con molta probabilità la Pinacoteca di Brera). Tanto clamore solo per un dirigente in meno? Il punto è un altro, ci hanno spiegato i dipendenti. Il punto sono le «gravi conseguenze che potrebbero derivare all'autonomia dell'istituto e quindi alla sua illustre utenza nazionale e internazionale». Il punto è che altre biblioteche nazionali simili, come quella di Roma e di Firenze, non hanno subito questo taglio.

Perché la Braidense sì? Vediamo meglio: la Braidense di Milano è tra le principali biblioteche nel Nord Italia, ha quattro sale di lettura e uno scalone d'onore che ancora oggi, a percorrerlo, non lascia indifferenti, perché trasuda storia. Soprattutto, la Braidense ha un patrimonio bibliografico di un milione e mezzo di libri, di cui 2.367 manoscritti, 40mila autografi, 2.368 incunaboli, 24mila cinquecentine e poi ancora oltre 20mila testate periodiche, più di 5mila stampe fotografiche antiche. Inoltre, ha attivato anche l'Emeroteca Digitale, che mette a disposizione online un'ampia collezione di giornali e periodici dell'Otto e del Novecento. La Braidense è anche «tutrice» di due gioielli come la Raccolta Manzoniana - che comprende 250 manoscritti e oltre 500 volumi della biblioteca di Alessandro Manzoni – e dell'Archivio Storico Ricordi, un unicum nel suo genere: quasi 4mila partiture (tra cui gli originali di Verdi, Puccini, Paganini), lettere, bozzetti, fotografie, manifesti che raccontano due secoli di musica e teatro. Sono anni che la dirigenza della Braidense è vacante e gestita ad interim dalla direttrice della Biblioteca Nazionale di Firenze. Anche l'organico è ridotto all'osso.

Il timore dei dipendenti è chiaro: togliere per legge alla Braidense la possibilità di avere un proprio direttore e accorparla a un altro ente, con tutta probabilità la Pinacoteca di Brera, rischia di depauperare la biblioteca della sua «autonomia tecnico-scientifica».

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