Non fa in tempo ad arrivare in commissione congiunta Affari istituzionali e Referendum, che il testamento biologico divide opposizione e maggioranza e la sinistra stessa. Stralciato il documento dal Piano di zona la palla è passata nelle mani del consiglio comunale dove non sembra però che avrà vita più semplice. Al momento sono ferme le delibere di iniziativa popolare, sostenute da 12mia firme raccolte dal comitato «Milano Radicalmente Nuova» e «Io scelgo» per l'istituzione di un registro per il testamento biologico: nel primo caso è ancora da accertare la validità delle firme raccolte, nel secondo si attende per ottobre il pronunciamento del tribunale sul ricorso presentato dal comitato «Io scelgo» dopo il parere negativo del Collegio dei garanti. A giugno infatti, il collegio ha dichiarato inammissibile il quesito perché non di competenza comunale, ma del Parlamento. Ed è proprio questo punto che l'opposizione contesta: «La discussione finisce qui, se la materia non è di competenza del Comune è inutile parlarne, affrontiamo piuttosto i temi che stanno veramente a cuore ai cittadini - tuona il coordinatore cittadino del PdL Giulio Gallera - quantomeno aspettiamo il risultato del ricorso».
Ma Maria Elisa D'Amico (Pd), relatrice della delibera sulle unioni civili e Marco Cappato (Radicali) promotore della raccolta firme tentano di forzare la mano, rivendicando l'autonomia del consiglio comunale. Il Collegio dei Garanti infatti non ha competenze sull'aula, per questo radicali e ala laica della sinistra stanno preparando, nel caso di una bocciatura del tribunale, un documento che venga dal consiglio. «A questo punto il Piano di zona diventa irrilevante - commenta Cappato -: 12mila cittadini hanno dato mandato al Comune di affrontare il tema e io credo fermamente nella potere dell'aula. È chiaro che esiste la volontà politica della maggioranza di affrontare il tema, oltre al fatto che già 105 comuni hanno istituito questo servizio senza ricevere alcun ricorso». «Credo che la maggioranza sia orientata a procedere - la fuga in avanti di D'Amico - e se il consiglio dovesse incartarsi, esiste sempre la giunta che può istituire questo servizio». Tira il freno a mano Andrea Fanzago (nel tondo), rappresentante dell'ala cattolica del Pd: «Sono contrario ma non mi pare che il tema sia stato affrontato nella riunione dei capigruppo».
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