I graffitari? Insegneranno a dipingere

I graffitari? Insegneranno a dipingere

Hanno imbrattato i muri della città con i graffiti. Si sono arrampicati su palazzi e monumenti per lasciare la propria «tag» (firma). Ora, per rimediare il danno fatto, assisteranno anziani e disabili. Anzi. C'è chi farà qualcosa di più. «Gli insegnerò a disegnare e a dipingere», ha detto uno dei quattro writer imputati a Milano per associazione a delinquere e danneggiamento aggravato finalizzata all'imbrattamento. Ieri mattina i quattro ragazzi, tutti tra i 20 e i 24 anni, sono comparsi davanti al gup Alessandra Clemente. «Ho sbagliato - ha riconosciuto uno dei quattro ragazzi durante l'udienza preliminare - e ora per senso del dovere, per bilanciare il mio errore pagherò: assisterò anziani o disabili, e magari insegnerò loro anche a disegnare e dipingere», Ventidue anni, occhialini con montatura nera, scarpe da ginnastica e «baggy pant» beige (i tipici pantaloni calati che fanno intravedere la biancheria intima) il giovane writer ha raccontato che fin da bambino aveva la passione per il disegno. Ha spiegato che per un certo periodo di tempo ha lavorato anche come grafico pubblicitario, ma di essere ormai disoccupato. «Sto cercando lavoro - ha continuato timidamente - Faccio parte di quella schiera di giovani che sono a spasso». Tra la fine del 2010 e il novembre del 2011 lui insieme a altri quattro ragazzi sono stati beccati a imbrattare i muri della città, sopratttutto con quelle decisamente poco artistici scarabocchi che in gergo vengono chiamate «tag». Ora quell'antica passione per il disegno potrebbe essere convertita in qualcosa di utile alla collettività. Nel procedimento infatti il Comune di Milano è parte offesa ma non si è costituito parte civile. Una decisione voluta, come si apprende da fonti dell'amministrazione, «presa proprio per cercare di far comprendere a questi giovani il peso di quanto hanno fatto attraverso un lavoro socialmente utile per conto dei servizi sociali e ricondurli in un alveo di legalità».
Chissà se Palazzo Marino accoglierà in qualche modo un'ulteriore proposta avanzata dal giovane graffitaro. Non solo infatti vuole insegnare ai nonni milanesi a maneggiare matite e pennelli, ma propone al Comune di avere un incarico, per abbellire quei muri della città che risultano «spogli e grigi». Il giudice per le indagini preliminari Alessandra Clemente ha ascoltato e per il momento ha deciso questa speciale formula di risarcimento per il Comune di Milano, attraverso l'assistenza agli anziani o ai disabili seguiti dai servizi sociali. Intanto i quattro «graffittari» hanno chiesto il rito abbreviato e per due di loro, il giudice ha già dato il suo assenso, mentre per gli altri due ha per ora disposto il risarcimento, riservandosi di prendere una decisione il prossimo 27 settembre, data in cui si terrà la prossima udienza. Entro quella data i legali dei ragazzi dovranno mettere a punto un piano concreto di risarcimento tramite lavori socialmente utili con il settore servizi sociali di Palazzo Marino. I legali, che hanno ritenuta l'accusa nei confronti di un paio di writer «troppo severa», hanno tra l'altro anche sollevato una questione di competenza in quanto, a loro avviso, il reato è stato commesso dai loro assistiti a cavallo tra i 17 e i 18 anni e dunque gli atti andavano trasferiti al Tribunale dei Minorenni che ha già in carico un quinto imputato.

Quello dei cinque writers accusati di associazione per delinquere non è l'unico caso ma, da quanto si è appreso, ci sarebbero altre due inchieste simili su altri gruppi di graffittari che sarebbero in via di chiusura.

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