(...)Parliamo di 517 milioni, nel triennio 2015-17, che la Città metropolitana di Milano viene costretta a versare in contanti allo Stato. Un vero colpo da ko». E precisamente, secondo i conti dell'osservatorio, si tratta di 144.217.520 per il 2015, 172.416.007 per il 2016, 200.114.494 per il 2017. Si tratta della quota che tocca versare allo Stato per i cosiddetti «rimborsi per riduzione dei trasferimenti», senza questi i conti tornerebbe nonostante voci onerose come i 64 milioni di euro per il personale o i 30 milioni per i rimborsi di mutui, prestiti e obbligazioni.
«C'è più di una sfumatura di differenza quando si informa l'opinione pubblica - commenta Dapei - tra rendere l'immagine (verosimile ma non vera) di uno Stato centrale in difficoltà non in grado di elargire quanto richiesto per la Città metropolitana di Milano, oppure di quest'ultima alle prese con un “buco” evidentemente frutto di debiti e gestione poco oculata, e quanto sta effettivamente accadendo, cioè che le risorse raccolte localmente per il nuovo ente locale vengono depredate per decreto, al punto di metterne a rischio la sopravvivenza, in barba al dettato costituzionale (e al buon senso)».
Per avere ancora più forza, i liberali milanesi si sono rivolti all'avvocato Felice Besostri, uno dei legali che hanno silurato il Porcellum, che per l'occasione annuncia anche che «il 24 settembre si terrà la prima udienza del ricorso al Tar che ho presentato contro la legge istitutiva della città metropolitana, se questa azione andrà in discussione alla corte costituzionale sarà possibile innestare anche delle altre azioni come la class action, indubbiamente in cittadini dell'area metropolitana milanese nel passaggio da Provincia a città metropolitana sono stati depauperati, comunque presto verificheremo parafrasando Amleto se c'è del marcio nella città metropolitana».
Intanto Besostri è impegnato anche in un altro ricorso, quello contro le elezioni regionali lombarde del 2013 che il 7 luglio verrà discusso in aula: l'avvocato ha chiesto l'annullamento in particolare per le modalità di assegnazione del premio di maggioranza; se venisse ascoltato dai magistrati, Roberto Maroni potrebbe rimanere presidente, ma perderebbe la maggioranza in Consiglio regionale, che passerebbe da 48 a 37 consiglieri.
Un problema non da poco per la giunta a trazione leghista, anche perchè il legale è un esperto affossatore di leggi, proprio mentre iniziano i movimenti per la campagna elettorale per Milano che come ha chiarito anche Corrado Passera «è già cominciata».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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