(...) che danno il loro contributo. Gli immobili sono di Grandi stazioni, l'arredamento è stato regalato, il banco alimentare fornisce il cibo. Tutte le persone sono sottoposte a screening medici dell'Asl, c'è un presidio medico dalle 9 alle 22, pediatri e psicologi. Un grande sforzo collettivo di 14 organizzazioni».
Qual è oggi la capacità di accoglienza dell'hub che voi gestite?
«Con i 5-6 centri che lavorano in convenzione con la prefettura abbiamo 700 posti e sono arrivati fino a 1.400 nel periodo caldo, non solo per la temperatura, dell'estate scorsa. Nessuno aveva mai dormito all'aperto. La chiusura delle frontiere ha cambiato le cose. Ora parte solo il 20% delle persone che arrivano. Francia, Austria hanno chiuso, attualmente è aperto solo il confine svizzero, con 850 ingressi a settimana, ma da qualche giorno tornano indietro da Chiasso. Questo crea un grande problema per il funzionamento corretto dell'hub. Non abbiamo più posto. Dovrebbero essere portati in altri centri».
La situazione di questi giorni?
«Dei 700 posti attualmente convenzionati solo il 20% è a disposizione dei transitanti. Per non lasciarli in strada sono stati creati fino a 300 posti dati in gratuità come progetto Arca ma ancora non bastano. Se ne arrivano 200 al giorno e ne partono 34-40 ogni giorno servono posti in più».
Voi ospitate 300 persone attualmente?
«Sì, siamo arrivati a 300 posti dai 75 che erano all'inizio. Negli anni scorsi c'erano anche 1.200 arrivi al giorno. Quest'anno meno ma più importanti. Negli anni scorsi erano transitanti veri, il 90% si fermava 3-4 giorni poi partiva. Ora, con la chiusura delle frontiere, l'80% delle persone che è nei centri ha fatto richiesta di asilo».
E ora siamo al limite delle possibilità?
«Con la chiusura del piano freddo dei senza dimora si è liberato qualche centinaio di posti e siamo riusciti a gestire aprile, maggio, e giugno. Ora sono iniziate ad arrivare 250 persone al giorno».
I due percorsi si stanno incrociando...
«Si stanno incrociando ormai. Noi abbiamo i richiedenti asilo, sono 560 ormai, che hanno una serie di diritti internazionali. L'organizzazione è diversa, mischiare le due esigenze è difficile. La richiesta del campo base Expo serve a liberare 100-200 posti per i transitanti ma è un continuo rincorrere. E le commissioni impiegano 12-15 mesi per dare status».
Voi siete per l'uso del campo base Expo?
«Che sia il campo Expo o l'ex hub di Sammartini dove eravamo prima e o ora è chiuso e inutilizzato. Se potesse essere dato, sarebbe anche più comodo. Altre situazioni sono da valutare lunedì, già pronte come la scuola di XXV aprile o il museo della shoah. Sono altri 100-200 posti. Il comune si è attivato, bisogna solo scegliere quali sono luoghi più economici. Io dico che 400 persone in via Sammartini non possono starci. Quel luogo è nato per un'accoglienza solo di qualche ora e la cittadinanza di Greco è molto sollecitata».
Cosa pensa di quel che è accaduto nel piazzale della stazione?
«Noi si potevano tenere in via Sammartini. Sono stati mandati in stazione perché non possono dormire fuori. Già oggi abbiamo un centinaio di posti in più. E speriamo che si sbocchi la situazione».
Alberto Giannoni
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