Francesca Amè
Sorprende la mostra-omaggio a Giancarlo Vitali. Sorprende perché è la prima grande antologica dedicata al «maestro di Bellano», una delle firme del 900 lombardo. Sorprende perché come di rado accade è il figlio Velasco, anche lui artista, ad aver progettato il tutto. Sorprende infine perché il timido' Vitali (senior) non occupa solo uno spazio espositivo, ma addirittura quattro: tutto il primo piano di Palazzo Reale, la sala Viscontea e l'Achille Bertarelli al Castello Sforzesco, alcune stanze del museo di Storia Naturale e novità, tra le novità uno dei luoghi-simbolo della cultura milanese: la Casa del Manzoni di via Morone. Chicca finale: l'allestimento in quest'ultima sede è curato dal noto regista inglese Peter Greenway. Giancarlo Vitali. Time Out (fino al 24 settembre, le mostre sono ad ingresso gratuito ad eccezione di quella nella Casa del Manzoni) è un progetto-monstre da assaporare con calma, ché solo l'esposizione a Palazzo Reale è così densa di opere e sezioni da perdervisi dentro. Se si accetta la sfida di entrare nel mondo di Vitali che, classe '29, ha seguito la presentazione ufficiale della sua personale in diretta Facebook, forse troppo emozionato per scendere a Milano da Bellano bisogna accettare di entrare in un tempo sospeso. Di prendere una lunga pausa. Di certo deve averla presa dalla sua attività il figlio Velasco, coinvolto in prima persona e con evidente emozione nell'allestimento della mostra da lui definita «del grande padre, e dei grandi padri». Una mostra «esplosiva» (sempre parole di Velasco) nel numero di opere e nella varietà: entriamo a Palazzo Reale e ci imbattiamo nel piccolo mondo antico di Giancarlo Vitali con i paesaggi laghé, il ragazzo del garage, la Nonna Regina, la moglie Germana, i figli, gli amici. Gli interni domestici e una galleria di ritratti di paese, a confronto con alcuni dei maestri dichiarati di Giancarlo: De Pisis, De Chirico, Sironi, Carrà. I maestri che Vitali, nato sulla sponda lecchese del lago di Como da una famiglia di pescatori, imparava a conoscere da autodidatta dei pennelli: non riuscì infatti a frequentare l'Accademia di Brera nonostante avesse ottenuto la borsa di studio perché i genitori non avrebbero saputo come mantenerlo in città. Apprezzato fin dagli esordi da Carrà, a metà degli anni Ottanta viene scoperto da Giovanni Testori: una delle sale più commoventi della mostra è quella dedicata al sodalizio tra i due, con tele come il «Trittico del Toro» a confronto diretto con i versi drammatici che ispirarono al poeta. È grazie al palato fino di Testori che Vitali conquista Milano: alla pittura, prima passione, affianca l'attività grafica e al Castello, dove espose già nel '94, è ora in mostra una esemplificazione della sua abilità nel genere mentre il Museo di Storia Naturale ospita le opere legate a un'altra delle sue ossessioni, i fossili e la geologia. Negli spazi di Palazzo Reale colpisce l'evoluzione dello stile pittorico di Vitali mentre si confronta, spesso in maniera smaccata, con i giganti della storia dell'arte: prende i girasoli, ad esempio, e li moltiplica in un quadro-installazione, che è una personale lettura della caducità delle cose evocata dai celeberrimi fiori ritratti da Van Gogh.
Con il passare degli anni, la sua pittura diventa sempre più intensa e drammatica (i cicli dedicati alle «Carni» sembrano un mattatoio postmoderno) e meno realistica: locale eppure così universale, come tutti gli intellettuali «di lago» defilati ma imprescindibili, Giancarlo Vitali da Bellano ha conquistato Milano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.