«Se il Comune istituisce una commissione per giudicare la qualità degli artisti di strada, potrei entrarci a pieno merito. Trent'anni che ascolto i peruviani con i loro pifferi!». E' lui, Giampaolo Storti della gioielleria «Il Cordusio», il portabandiera della protesta contro i pifferai assai poco magici che si esibiscono lungo il corridoio «tragico»: piazza San Babila, Duomo, Cordusio, via Dante. Se da un po' si esibisce in San Babila un giocoliere con una palla di cristallo che evoca il silenzio dei cieli, al contrario gli altri «artisti» possono essere definiti tali solo in quanto «artefici» di inquinamento acustico, rumore molesto, immagini poco gradite. «Imporrei una regola - dice Storti -. In qualsiasi zona della città, esibizione di un'ora al giorno al massimo e senza altoparlanti. Non sono un retrogrado, sono un fan di Jimi Hendrix, ma per favore, per favore, rispettiamo la qualità della nostra vita».
A niente è servita la montagna di fax inviati da Storti negli uffici comunali, la mole di telefonate con preghiera d'incontro con amministratori o funzionari, come a nessun risultato han portato le chiamate ai vigili urbani da parte del negozio «Camicissima» in corso Vittorio Emanuele. «Se l'amministrazione volesse fare una cosa giusta, dovrebbe istituire una referendum tra i commercianti - commenta Stefano Brioschi dentro lo store -. Bisogna stabilire dei criteri affinché il nostro lavoro non venga molestato. C'è un musicista nel weekend che ci stordisce: urliamo per farci capire dai clienti. Arrivano i vigili, si sposta per un po' e poi torna. I mimi sono più discreti, hanno un solo difetto. Vanno a spogliarsi nelle viette dietro al corso e qualche volta importunano le ragazze. Mi sono chiesto: ma perché tutti cantano e ballano in questa zona?».
Tre direttive. La prima: musica ma senza alcun mezzo d'amplificazione. La seconda: tempi brevi d'esecuzione evitando la ripetizione dello stesso brano per ore e ore. La terza: individuare diverse strade e piazze della città in modo che non ci sia un solo luogo invaso dagli «artisti». Alcuni lavoratori sono più drastici, come Daniele, 21 anni, portiere a palazzo Giureconsulti, sede della Camera di Commercio. «Li eliminerei del tutto. Perché ci devono essere gli artisti di strada? Quante, ma quante riunioni vengono interrotte in questo stabile a causa loro! L'unica regola è che vengano posizionati in aeree dove non ci siano né negozi, né uffici. Sono artisti per gente di passaggio, perché devono rovinare la pace di chi è costretto a rimanere al suo posto per guadagnarsi da vivere?». In fondo: chi ne sente il bisogno? Dello stesso parere anche Dorina, commessa nel negozio «Sport Dolomiti» al Cordusio. «Devono andare da un'altra parte. Non qui! Noi abbiamo proprio la testa piena».
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