I papà pagano lo 007 per far seguire i figli nel mirino dei bulli

«Mio figlio ultimamente è strano, temo si droghi, potete seguirlo?». Questa la richiesta tipo che da un paio d'anni arriva alle agenzie investigative private. Gli 007 milanesi si trovano a lavorare per un nuovo tipo di clientela: non più solo per le mogli tradite o per i manager che temono le microspie della concorrenza sotto la scrivania, ma anche per uno stuolo di genitori di ragazzi adolescenti, preoccupati per le cattive compagnie frequentate dal figlio. Una schiera sempre più fitta: negli ultimi mesi le richieste hanno subìto un'impennata e le agenzie più note si trovano a seguire tra i cento e i 150 casi all'anno.
«Solo negli ultimi sei mesi - testimonia Marzio Ferrario, responsabile dell'agenzia Phersei in via Pianell - ci sono arrivate circa 70 richieste, spesso anche da parte di famiglie che non navigano nell'oro ma molto preoccupate per i comportamenti dei figli, per i loro silenzi e la loro improvvisa insicurezza».
A sorpresa, tre pedinamenti su dieci hanno portato a una sola e ricorrente diagnosi: bullismo. Gli investigatori si sono resi conto che i ragazzini seguiti di nascosto vengono sbeffeggiati dai teppistelli di strada, spesso più grandi di loro. «Tuttavia - spiega Ferrario - noi osserviamo l'entrata e l'uscita da scuola, il tragitto fino a casa, le dinamiche all'interno della compagnia di quartiere ma non possiamo sapere cosa avviene in classe o via sms. Ci rendiamo però conto che i casi di bullismo sono in netta crescita».
Ogni agenzia interpellata conferma la stessa tendenza. E capita persino che i direttori delle squadre di 007 si trasformino in una sorta di psicologi, pronti a dare consigli ai padri e alle madri disperati. «I casi più pericolosi - spiega Max Maisellaro, a capo dell'agenzia Agata Christie di via Besana - sono quelli che coinvolgono ragazzini tra i 14 e i 15 anni, più plasmabili. Ai genitori consiglio di farsi dire sempre con chi vanno e con chi sono. Non li costringano a lasciare la discoteca alle 11, quando la festa non è nemmeno iniziata, li aspettino fuori anche se è tardi, non diano i soldi per farli tornare in taxi».
All'agenzia Ghost, in piazza del Tricolore, gli investigatori hanno maturato una teoria: «Quando i genitori arrivano con un sospetto, quel sospetto è fondato. Sempre». L'allarme scatta dai mutismi dei ragazzini a tavola, dalla loro poca voglia di andare a scuola, dalle rispostacce un po' troppo oltre i toni. Atteggiamenti che vanno al di là dei sintomi dell'adolescenza e che lasciano trapelare un disagio o un'alterazione del comportamento a causa di stupefacenti o affini.

Spesso basta anche solo un messaggio intravisto di nascosto dalle madri sui profili di Facebook per decidere di chiedere l'intervento dell'investigatore. «E a noi tante volte - spiegano all'unisono i detective milanesi - basta appena un sabato sera per inquadrare il problema». Come a dire che ai genitori basterebbe poco: magari qualche chiacchierata in più coi figli.

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