Qualcuno lo vuole in campo da leader nazionale, altri lo considerano già un consigliere comunale semplice. Stefano Parisi, da buon moderato, sceglie una via di mezzo. Esclude di essere in corsa per guidare il centrodestra nazionale ma al contempo rivendica il suo ruolo milanese. E il successo della sua campagna. «Il futuro leader del centrodestra? Cercatelo altrove» ha detto ieri mattina in tv il candidato sindaco sconfitto, ospite di «Coffee Break» su La7, interpellato sul suo futuro. «Non vorrei che continuasse questa storia - ha aggiunto - Io non sono il futuro capo del centrodestra», «io adesso mi devo occupare di Milano perché ci sono 250mila mila milanesi che mi hanno dato fiducia e a cui devo rispondere». Insomma Parisi spegne l'entusiasmo di chi già lo vedeva proiettato su orizzonti politici romani, sull'onda del suo modello, sconfitto con onore, un modello che si può riassumere così: centrodestra unito a guida moderata, che tiene dentro i voti degli «arrabbiati» ma punta al centro.
Sì perché sul modello Parisi, quello che lui stesso ha chiamato lib-pop, i giudizi ora si dividono. I centristi lo prendono a paradigma dell'intera politica italiana. Forza Italia non lo rinnega su Milano ma lo circoscrive a questa partita. E la Lega tende ad archiviarlo del tutto. A dire il vero il leader del Carroccio, Matteo Salvini negli ultimi giorni è stato molto attento a non apparire ingeneroso con Parisi, anche perché impegnato nel partito, dove si sta manifestando - dal segretario della Lega lombarda Paolo Grimoldi al consigliere Massimiliano Bastoni - una linea alternativa alla sua.
Comunque, Salvini non dà colpe particolari al manager. Il capogruppo leghista uscente Alessandro Morelli, per esempio ha elogiato il candidato, avanzando legittime critiche sulla strategia più che altro mediatica di Parisi, ma senza plateali accuse. La strada che la Lega ha scelto per il futuro, tuttavia, è chiaramente un'altra. E si vede da due cose: la prima è l'analisi post voto, tutta concentrata sull'astensione e sulla mancata «motivazione» di tanti, specie in periferia. Il secondo è l'intenzione di non riconoscere a Parisi un ruolo di leader dell'opposizione in Consiglio. Un ruolo che lui sembrerebbe interessato a esercitare («Sì, sono un consigliere comunale»), d'intesa con i vertici azzurri. «Io spero che Mariastella Gelmini resti in Consiglio - ha detto il consigliere Alessandro De Chirico - è fondamentale che ci sia una figura del genere che ci stia vicino anche per far crescere la nostra classe dirigente, di eletti e non, e per far ripartire il centrodestra.
E se il progetto di Parisi è quello di costruire un progetto liberale-popolare, deve stare a Milano anche lui in Consiglio da capo dell'opposizione, almeno fino alle politiche». Dal Consiglio, intanto, si prepara a uscire già l'ex sindaco Gabriele Albertini «per ragioni tecniche che spiegherò al momento opportuno» ha detto.AlGia
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