«Il Natale si fonda su un meraviglioso e intenzionale paradosso: che la nascita di un senzatetto debba essere celebrata nella casa di tutti». Persino il celebre sarcasmo di G. K. Chesterton si addolcisce davanti al Bambinello. Nella chiesa di San Fedele, dove l'arcivescovo Mario Delpini celebrerà il Te Deum l'ultimo giorno dell'anno 2017, sono queste le parole per il presepe.
C'è una piccola Natività nel cortile della Curia, prestito della parrocchia di san Bernardo in Cassina Savina di Cesano Maderno. Delpini ha scritto una poesia, un breve testo natalizio. Si intitola «Il Cantico dei pastori»: «Nel mio presepe quest'anno non ho costruito colline né disegnato cieli stellati, non ho messo statuine d'arte né meccanismi portentosi che muovono braccia di fabbri, accendono luci, trascinano pecore verso la grotta di Betlemme. Quest'anno il mio presepe è fatto di musica e parola, è un presepe di cantici. Se potete fare silenzio e vi ponete in ascolto, riuscirete forse a sentire anche a casa vostra il cantico dei pastori del mio presepe».
L'arcivescovo parla dell'umiltà del Bambino che incoraggia: «Siamo testimoni: dobbiamo dire semplicemente quello che abbiamo visto e nessun complicato ragionamento, nessun disprezzo che ci mette in ridicolo, nessuna minaccia che ci vuole zittire, nulla può convincerci a tacere quello che ci è stato donato», e cioè che «siamo stati amati e... resi capaci di amare».
Il tempo di Natale, che inizia il 25 dicembre, andrà avanti fino a domenica 7 dicembre (il giorno dopo l'Epifania), quando si festeggia il battesimo del Signore. Siamo già in pieno clima natalizio. Non solo per le folle dello shopping ma anche per i presepi nelle chiese, nelle case, nei negozi, le mostre di immagini religiose e i concerti di musica sacra. Ieri in Duomo l'arcivescovo ha celebrato la Messa della sesta domenica d'Avvento. Tutto nell'attesa della Veglia di Natale e dell'Eucaristia nella Notte Santa che in Duomo sarà celebrata da Delpini alle 23,30 del 24 dicembre.
In Duomo, fino al prossimo 7 Gennaio, presso l'altare di San Giovanni Bono è già possibile contemplare l'antello con una Natività del XIX secolo, che proviene dalla grande vetrata dell'abside, dedicata fin dal XV secolo al Nuovo Testamento e il cui restauro fu affidato a Giovan Battista Bertini negli anni '30 dell'Ottocento. Come spiega monsignor Domenico Sguaitamatti, dell'Ufficio Beni Culturali della Diocesi, «nel suo delicato gesto, Maria svela il Bambino... gli rivolge uno sguardo carico di affetto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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