Quello dei costi della politica è «un tema ormai definitivamente sotto controllo». A dirlo ieri il presidente del consiglio regionale Raffaele Cattaneo durante il tradizionale incontro per tracciare un bilancio dei lavori dell'aula prima della pausa estiva. Tra i dati forniti l'indice di costo pro capite della politica in Lombardia (giunta e consiglio) che, grazie a provvedimenti come il taglio dei vitalizi, a fine 2014 è sceso a 2,66 euro per cittadino rispetto ai 2,76 euro del 2013. «Con un risparmio netto in un anno - ha sottolineato - di ben 500mila euro». Un trend di razionalizzazione della spesa che dovrebbe proseguire anche nel 2015, a partire da un'ulteriore contrazione dei contributi di funzionamento ai gruppi consiliari già ridotti dell'87% tra il 2012 e il 2014, passando da 3 milioni e 741mila euro a 489mila euro.
Gli ex consiglieri che godono del vitalizio hanno invece le reazioni più disparate quando si parla del tentativo di taglio del 10%. Non capiscono come mai si voglia intervenire su quella spesa o non accettano il modo in cui la Regione vuole sottrargli dei denari per dare un segnale di buongoverno ai cittadini. Per questo in 54 su 221 totali, hanno presentato un ricorso al Tar che dopo l'estate dovrebbe avere una risposta. «Ma finora - ha spiegato ieri Cattaneo - in qualunque sede legale ci è stata data ragione. Segno che l'operazione è stata fatta con criterio. Poi si vedrà».
Ma la difesa con le unghie di quello che in molti considerano un privilegio fuori dal tempo e che costa 6,9 milioni di euro all'anno alle casse pubbliche, non scompone gli ex consiglieri. «Gli sprechi sono altri». «Scandaloso chiamarlo privilegio». E via così. Eppure, secondo la presidenza del Consiglio regionale, tutti i costi della politica sono stati rivisti pesantemente al ribasso: «Il rendiconto del Consiglio regionale, approvato a giugno, certifica i primi risultati determinati da una politica di contenimento dei costi della politica avviata dall'inizio di questa legislatura: taglio dei vitalizi, delle risorse ai gruppi consiliari ed economie di gestione».
Una faccenda che si aggroviglia fra l'intangibilità dei diritti acquisti e la consapevolezza, dichiarata dagli stessi ricorrenti, che soltanto una decina di persone contano solo sul vitalizio come fonte di sostentamento. Ma avversano comunque il cambiamento anche se si parla solo del 10% fino al 2018, oltre all'innalzamento dell'età pensionabile da 60 a 66 anni e al divieto di cumulo. «Noi siamo stati i primi a formulare anche delle proposte come quella di usare il nostro 10% per delle borse di studio – si difende Luigi Corbani che riceve 2mila euro netti al mese ed è presidente dell'associazione degli ex consiglieri – e comunque noi per il nostro vitalizio pagavamo il 31% di tasse e i rimborsi erano parametrati sui costi sostenuti, mentre adesso è fisso».
Anche Alessandro Patelli, secondo firmatario del ricorso e noto anche per una mazzetta da 200 milioni che gli costò le manette, prova a spiegarsi: «Tanto per fare un esempio ci sono casi estremi di chi che oggi è lì che a malapena con vitalizio e pensione riesce a curare badante e moglie – precisa – e forse si accomuna la politica di allora che era una scelta con quella di oggi che è un mestiere infatti oggi grazie al rimborso fisso di oltre 4mila euro i consiglieri prendono circa 50mila euro esentasse soltanto per quella voce; il problema non è il taglio del 10%, ma che magari tra quattro anni si potrebbe rifare: fino a che ci daranno un euro non saranno contenti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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