Sosteniamo da mesi che l'accoglienza dei profughi in stazione Centrale non è degna di un paese civile. Bambini che dormono per terra, neonati, donne e uomini visitati in tende da campo allestite da medici volontari, una situazione di degrado imbarazzante per tutti: per libici o siriani che arrivano già stremati dal lungo viaggio in treno dal sud (e prima ancora dai barconi), per gli altri turisti in transito, e per il Paese che non fa certamente una bella figura, anzi. Ci fa piacere ma ci sorprende che proprio ora - anzi, solo ora - il sindaco Giuliano Pisapia intervistato ieri da Lucia Annunziata in «Mezz'ora» su Rai3 confermi che durante Expo non si vedranno più profughi in stazione, perché «la Centrale non è il luogo più adatto per offrire loro un'accoglienza adeguata. Di certo una visita medica non può essere fatta in stazione, così abbiamo trovato un luogo all'esterno per offrire la prima accoglienza, poi li riporteremo lì» perché la maggior parte non ha alcuna intenzione di chiedere asilo in Italia ma vuole ripartire in treno verso i Paesi del nord Europa. «L'Expo non c'entra niente» assicura Pisapia. Fatichiamo a crederci. Persino l'Annunziata, giornalista di certo non lontana dal credo del sindaco, fa presente che la «chiusura» della Centrale ai profughi solo ora assomiglia tanto a un'operazione di tipo estetico. Il sindaco ribadisce che la giunta di sinistra non vuol nascondere i profughi durante il semestre ma solo trovare «un posto giusto per le visite, non in stazione, lo abbiamo fatto in situazione di emergenza ma questa purtroppo è molto peggio». Contenti i medici volontari che chiedevano ben prima di Expo una soluzione più dignitosa per le cure. Si spera duri anche dopo il 31 ottobre, dovesse proseguire l'ondata di arrivi.
Di Expo 2015 Pisapia ha parlato anche in termini di costi. E come il commissario Giuseppe Sala il giorno prima, ha smentito l'accusa che si tratti del solito maxi-spreco all'italiana legato a una grande opera, anzi. «Non solo non è vero, ma posso già dire che si tratta del primo grande evento per cui si spende meno rispetto al previsto - assicura -. Oggi a fronte di un investimento di 1,1 miliardi, abbiamo già un ritorno di 1,5 miliardi da altri Paesi e sponsor, è un'opera già in attivo. Del resto quando abbiamo visto che non stavamo dentro i costi preventivati abbiamo tolto il superfluo e puntato più sui contenuti».
A quasi un mese dall'annuncio della non ricandidatura (era il 22 marzo) e dopo polemiche e frizioni con il Pd anche per il libro «Milano città aperta» pubblicato da Pisapia nei giorni scorsi, torna a sottolineare che i problemi a livello locale con i democratici non esistono mentre non apprezza alcune posizioni del premier Matteo Renzi a livello nazionale e tra queste c'è «l'irrisione di chi sta in minoranza».
E fa notare sottilmente che il grande rottamatore è già un buon collezionista di poltrone, visto che nella vita non si è dedicato ad altro. «Sicuramente - puntualizza Pisapia - tra me e Renzi c'è una diversità di impegno politico ma anche di vita. Lui ha sempre fatto politica, io ho fatto altro. Che lui non ha mai lavorato è un dato di fatto oggettivo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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