«Non sono un eroe, sono solo un carabiniere. Ho deciso però di scrivere la mia storia, e quella del Gis, per non far dimenticare tutti questi ragazzi in divisa senza nome e senza volto». Il Comandante Alfa è al suo secondo libro, Io vivo nell'ombra, edito da Longanesi come il primo (Cuore di rondine). Insieme a un gruppo di militari dell'Arma come lui nel 1977 fondò il Gruppo intervento speciale, le «teste di cuoio» dei carabinieri. Gira il Paese per presentare i propri libri ma soprattutto per far conoscere quelle persone dietro il mephisto. Giovedì è stata la volta del Polo culturale «Il Mulino di Vione» a Basiglio, nel Milanese, in un incontro per il ciclo «Il maggio dei libri» promosso dal Comune e organizzato dalla sezione locale dell'Associazione nazionale carabinieri.
Le decine di persone in sala (sul palco il sindaco Eugenio Patrone) hanno ascoltato i racconti del Comandante Alfa, dall'Afghanistan alla Sicilia. Il Gis interviene nelle situazioni più delicate e pericolose: sequestri, dirottamenti di aerei, cattura di latitanti, rivolte in carcere. Molte le domande e le richieste di una dedica sulle prime pagine del nuovo libro. «Siamo partiti in 36 - rievoca l'ufficiale -, quando anche l'Italia decise di dotarsi di un reparto d'élite, scegliendo gli uomini migliori tra i Parà dei carabinieri». Come si entra nel Gis? «È un reparto aperto a tutti - spiega il Comandante -, si può accedere dopo un periodo al Tuscania. Occorre molto spirito di corpo e si superano visite e selezioni, in particolare di tipo mentale. Non vogliamo Rambo o esaltati e quando interveniamo, anche nelle situazioni più rischiose, cerchiamo di sparare il meno possibile».
Il Comandante Alfa ha guidato il distaccamento operativo «Alfa» del Gruppo per 28 anni. La sua vocazione rimane la formazione dei giovani. «Sto lavorando ad alcuni centri di addestramento dove i ragazzi possano imparare qualcosa di utile e allo stesso tempo divertirsi. E a un progetto con alcuni Comuni per addestrare le donne a difendersi contro chi vuole far loro del male». I proventi del libro andranno all'ospedale del paese d'origine dell'ufficiale. Quelli del primo erano andati agli orfani dell'Arma.
«Non ci sono obiettivi irraggiungibili - conclude il Comandante -, lo dimostra la mia storia. Ho realizzato il mio sogno, provenendo da Castelvetrano, un piccolo paese siciliano. È lo stesso di Matteo Messina Denaro. Come vedete, la Sicilia non è solo terra di mafiosi».CBas
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