Cronaca locale

I ristoratori avvertono: "La metà di noi non ha i tavolini all'aperto"

Con le nuove regole un locale su due resterà chiuso. Confcommercio: "Discriminazione"

I ristoratori avvertono: "La metà di noi non ha i tavolini all'aperto"

In vista delle possibili riaperture prospettate dal governo gli esercenti sollevano un'obiezione importante: in città un locale su due non ha spazi all'aperto e quindi dovrà rimanere chiuso.

«La conferenza stampa del presidente del Consiglio Draghi - sottolinea Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza - ha lasciato intravedere delle possibilità di riapertura ma la decisione di rendere rafforzata la zona gialla ci lascia un forte senso di sconcerto. Vero è che molte attività potranno riaprire a partire dal 26 aprile. I nuovi provvedimenti creeranno però una forte discriminazione all'interno delle stesse categorie privilegiando alcune imprese a sfavore di altre». Il motivo: «A bar e ristoranti verrà concesso di aprire a pranzo e a cena, ma questa opportunità sarà inizialmente data solo a quei locali che hanno il servizio al tavolo esclusivamente all'aperto. La metà circa dei locali quindi sarà ancora costretta a stare chiusa. A Milano, in particolare, quasi un locale su due non ha la possibilità di svolgere l'attività all'aperto. Questo penalizza fortemente quasi la metà dei locali creando un fortissimo disequilibrio che danneggerà ancora una volta migliaia di imprese».

Barbieri propone: «Confcommercio ha contribuito a redigere i protocolli per una riapertura sicura nella massima tutela della salute pubblica. È il momento di applicarli, gli imprenditori sono pronti a fare la loro parte responsabilmente e con la consapevolezza che solo con l'impegno individuale si potrà arrivare a una ripartenza solida. È il momento di rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro, ma tutti devono essere messi nelle condizioni di farlo». Anche a livello nazionale Fipe-Confcommercio, Federazione italiana dei pubblici esercizi, chiede che «i sindaci mettano a disposizione spazi extra per le attività economiche che devono poter apparecchiare in strada ed evitare così di subire, oltre al danno del lockdown, la beffa di vedere i clienti seduti nei locali vicini».

Gli hotel intanto organizzano le vaccinazioni per i propri dipendenti. Il Consiglio direttivo di Atr, l'associazione degli albergatori milanesi che fa parte di Confesercenti, sta definendo un accordo con Cisom, Corpo italiano di soccorso dell'Ordine di Malta, per la somministrazione in tempi rapidi dei vaccini ai dipendenti degli alberghi su base volontaria. Spiega Rocco Salamone, presidente degli albergatori di Atr-Confesercenti: «Il nostro obiettivo è far diventare gli hotel milanesi Covid-free per accelerare la ripartenza del turismo e comunicare che Milano è una destinazione sicura: per questo partiamo dalla protezione dei nostri dipendenti con un ruolo di contatto con il pubblico. Contiamo di riuscire a vaccinare una media di 7 dipendenti per ognuno dei nostri 150 hotel associati con l'obiettivo di avere oltre mille operatori del turismo immunizzati entro l'estate».

Aggiunge Filippo Seccamani Mazzoli, albergatore e ispettore nazionale di Cisom: «Grazie a questo accordo possiamo dare il nostro contributo alla ripartenza di un turismo Covid-free e far avvicinare la data della riapertura di tutte le attività».

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