I ristoratori al governo: "Meglio lockdown subito per salvare il Natale"

Zini (Confcommercio): "Chiusi per tre settimane" Galli (il Salotto): "La pausa pranzo è azzerata"

I ristoratori al governo: "Meglio lockdown subito per salvare il Natale"

Se il «male minore» è un «lockdown fino a metà novembre, per salvare il Natale», si capisce la disperazione in cui sono ripiombati i ristoratori milanesi dopo l'esplosione dei contagi. É questa la sensazione che raccolgono i rappresentanti di categoria tra i titolari di locali dopo le prime notti di coprifuoco dalle 23. «É un disastro, la situazione è drammatica - si sfoga Alfredo Zini, presidente del club Imprese Storiche di Confcommercio e titolare del ristorante Al Tronco in zona isola -. I colleghi mi mandano messaggi disperati, hanno 4 o 5 clienti a serata. E il problema non è più tanto la restrizione degli orari, il panico tiene lontana la gente, in questo momento c'è paura ad uscire». Poi ovviamente il coprifuoco dissuade pure chi, magari residente fuori Milano, dopo il cinema o l'aperitivo evita di trattenersi oltre perchè ha paura di far tardi a cena e incappare nei controlli. Zini ha guidato le proteste dei ristoratori in piazza e prevede altre manifestazioni nei prossimi giorni, per chiedere «riforme strutturali, abbassamento delle tasse in base alle restrizioni perchè non possiamo pagare il 100% se ci riducono l'orario di lavoro». Ma ribadisce che la sensazione generale è che «in questo momento lavorare per pochi tavoli ha un prezzo esagerato, i costi fissi (luce, gas, riscaldamento) non si comprimono. Ci stiamo sforzando di far vedere che restiamo aperti come operazione di marketing, ma la maggior parte degli operatori è favorevole a un lockdown subito per evitare che i contagi esplodano. Al governo dico: se c'è un da fare un sacrificio facciamolo oggi, chiudiamo fino a metà novembre per salvaguardare le feste di Natale e rilanciare i consumi, prendere lo stesso provvedimento tra un paio di settimane sarebbe un disastro peggiore».

In Galleria si raccoglie lo stesso umore. «Il tempo ormai stringe, se si tergiversa ancora un po' ci giocheremo per forza il Natale - avverte Pier Galli, titolare del ristorante Galleria e presidente dell'associazione Il Salotto-. Peraltro, anticipare il coprifuoco alle 20 non avrebbe nessun senso, comprometterebbe del tutto le cene e non varrebbe nemmeno la pena tenere aperto a mezzogiorno perchè la riattivazione dello smart working ha fatto crollare di nuovo la pausa pranzo». Anche Galli dunque preferirebbe «due o tre settimane di lockdown ora per contenere il virus, se ci giochiamo il Natale sarà una tragedia». Sul coprifuoco dalle 23 «c'è stata una confusione pazzesca da parte della nostra classe politica, la prima sera dopo lo spettacolo alla Scala sono arrivate solo 5 persone, gli altri pensavano di non potersi fermare fino alle 23 meno un minuto e mostrare lo scontrino in caso di controlli».

Quello tra salute ed economia secondo l'assessore alle Attività Cristina Tajani è «un falso dilemma».

Ieri su Facebook ha scritto: «Quando i luoghi di lavoro si svuotano non per lo Smart working ma per le quarantene, le positività e le sanificazioni, quando i ristoranti perdono clienti ben prima dell'orario del coprifuoco e la voglia di fare shopping o andare dal parrucchiere crolla drasticamente, allora è evidente che non c'è contrasto tra le ragioni della salute e quelle dell'economia. Abbassare subito la curva è la condizione preliminare per evitare un ulteriore tracollo economico».

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