Stupore, sconcerto e sorpresa. Il Teatro dei teatri torna al centro delle polemiche ma la ragione stavolta non è artistica. Bensì di cassa. O, se vogliamo, di gestione amministrativa. A destare disorientamento e critiche da parte dei rappresentanti sindacali scaligeri, Giancarlo Albori (Cgil), Silvio Belleni (Cisl), Domenico Dentoni (Uil) e Giuseppe Nastasi (Fials) ci sarebbero infatti i compensi e i contratti dei dirigenti della Scala, nei giorni scorsi resi pubblici dal Teatro sul proprio sito internet. Dai dati emerge che l'attuale sovrintendente Stèphane Lissner percepisce 507.076,22 euro, il direttore generale Maria Di Freda 270.539,60, il direttore musicale Daniel Barenboim 112mila euro, mentre Alexander Pereira (che diventerà sovrintendente a settembre), come collaboratore per la pianificazione artistica, ha ricevuto 50mila euro.
«Seppur convinti che un'eccellenza come il Teatro alla Scala debba potersi avvalere delle migliori professionalità - scrivono in un comunicato congiunto Cgil, Cisl, Uil e Fials - siamo anche convinti che per il futuro il criterio di uno a dieci tra la retribuzione massima e quella minima debba essere prevalente».
Le maggiori preoccupazioni sono legate ai «rapporti di lavoro a tempo indeterminato e al numero elevato di figure dirigenziali in un modello organizzativo che crea sovrapposizioni con relativo incremento dei costi». I sindacati hanno ricordato che, già nel 2012, i dipendenti hanno dovuto rinunciare alla metà del contratto integrativo, mentre molti sono ancora in precarietà.
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