Con i soldi del Comune si pagava vestiti e gioielli

LA STORIA Una funzionaria di Cassina de’ Pecchi condannata a cinque anni per un peculato durato sette anni

Con i soldi del Comune si pagava vestiti e gioielli

Cinque anni di carcere, senza la concessione di alcuna attenuante e con l’obbligo di risarcire le casse comunali. È la condanna inflitta ieri dal gup di Milano Enrico Manzi a una ex funzionaria del Comune di Cassina dè Pecchi che, quando era dirigente del settore finanze e tributi dell’amministrazione comunale, per ben sette anni ha utilizzato le risorse pubbliche non per far funzionare al meglio la piccola cittadina, bensì per comprarsi vestiti di lusso, gioielli, scarpe e pagare anche le spese del condominio dove vive e le tasse universitarie per il figlio.
La sentenza, per quello che gli stessi inquirenti hanno definito un «caso di scuola di peculato ai danni dei contribuenti», è stata emessa nel processo con il rito abbreviato che prevede lo sconto di un terzo della pena. Il giudice ha anche «superato» la richiesta di condanna formulata in precedenza dai pm Grazia Pradella e Tiziana Siciliano, che avevano chiesta quattro anni per l’imputata.
La donna, Enrica Ambrosino, 61 anni, ragioniera e per vent’anni a capo dell’area finanziaria dell’amministrazione comunale, era stata arrestata lo scorso 20 luglio e si trova tuttora ai domiciliari. Il giudice l’ha anche condannata a risarcire il Comune, rappresentato come parte civile dall’avvocato Paolo Grasso, con 182mila euro: 166mila euro è l’ammontare esatto del peculato contestato, più 16mila euro di altri danni patrimoniali provocati alle casse comunali. Inoltre, l’ex funzionaria (licenziata lo scorso dicembre dopo la conclusione del procedimento disciplinare) per riparare al mal tolto e fare «ammenda» per il suo comportamento, dovrà versare oltre 50mila euro di danni morali al Comune.
Ma come riusciva la donna ad appropriarsi del denaro del Comune di Cassina dè Pecchi e poi a utilizzarlo? Stando alle indagini la dirigente, accusata anche di falso, redigeva «falsi mandati di pagamento» a carico del Comune, si presentava agli sportelli comunali e si faceva consegnare assegni circolari.
Gli episodi contestati sono in tutto 141 e, secondo il giudice, sarebbero stati commessi tra l’aprile del 2004 e il luglio del 2011. I soldi andavano a coprire le sue «spese personali». E, infatti, negli anni li ha utilizzati per le questioni più varie e per le spese più disparate: dall’acquisto di elettrodomestici, come una lavatrice, alle calzature, fino alle riparazioni della macchina e alle spese condominiali e anche alle tasse universitarie per il figlio. E poi ancora carburante, spese di copisteria e per il commercialista.


Addirittura, secondo gli atti processuali, Enrica Ambrosino avrebbe utilizzato il denaro persino per il rimborso di un incidente stradale e per pagare l’Ici, l’Irpef e il bollo auto. Insomma: la sua intera vita era a spese del comune per il quale lavorava, quello di Cassina dè Pecchi appunto.

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