Il bivacco domenicale, tradizione di diverse comunità etniche a Milano, adesso ha una nuova location: basta con i parchi e i giardinetti di periferia, ieri a essere adottata per la fiesta è stata addirittura piazza Fontana. Che oltre ad essere nell'ombelico della città, è anche la piazza su cui si affaccia il comando dei vigili urbani: cioè di coloro che dovrebbero impedire la trasformazione di pezzi di città in palcoscenici per la movida non autorizzata.
Ieri diluviava, ma l'acqua non ha fermato il centinaio e passa di extracomunitari che ha deciso di impadronirsi del lato della piazza verso via Larga, tra l'edicola e il lato del palazzo che ospita la banca della strage. Vassoi di cibo, piccole cucine da campo, e soprattutto casse di birra. Poca musica e nessun danno. Ma mucchi di rifiuti ovunque, aiuole trasformate in wc improvvisati, e nel complesso uno spettacolo che attirava sguardi perplessi dei pochi turisti di passaggio. Non è dato sapere se qualche agente della polizia locale abbia ritenuto di uscire dal comando di piazza Beccaria e di attraversare le aiuole per chiedere conto dell'iniziativa, nè se i festanti abbiano esibito qualche forma di autorizzazione. Di fatto, il bivacco è andato avanti tranquillamente fino a pomeriggio inoltrato, quando la virulenza delle precipitazioni ha avuto la meglio sulla voglia di fare festa.
Il tema dei bivacchi etnici si trascina da tempo, e aveva coinvolto finora soprattutto le zone periferiche della città. Protagonisti indiscussi della consuetudine sono gli immigrati sudamericani, che della grigliata domenicale, accompagnata da colossali bevute, sembrano non poter fare a meno. Le amministrazioni comunali hanno sempre chiuso uno o due occhi, nonostante le proteste dei cittadini che denunciavano l'esproprio di fatto di interi parchi da parte delle comunità straniere. Anche perché oltre agli effluvi delle cucine da campo e dei barbecue, le zone circostanti sono costrette a subire l'invasione sonora degli altoparlanti con la musica a tutto volume, che spesso prosegue fino a notte inoltrata. E spesso l'innalzamento del tasso alcolico produce un parallelo riscaldamento degli animi, che genera a sua volte rise anche violente.
In passato si era cercata una intesa con i consolati dei paesi di riferimento per arrivare ad una sorta di regolamentazione delle «fieste» domenicali, ma senza risultati apprezzabili. E nei quartieri periferici gli abitanti hanno dovuto rassegnarsi. Ora tocca anche al centro storico.
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