«Le idee del kapellmeister per l'arte di improvvisare»

Il jazzista: «Certo non suonerò il bebop ma una rielaborazione adatta al linguaggio»

Danilo Rea, a Sanremo a fianco di Claudio Baglioni con piglio improvvisativo e adesso anche a fianco del pianista bachiano per eccellenza Ramin Bahrami, con cui ormai ha un rapporto storico, ovvero mezzo secolo che verrà festeggiato con il recital del 21 febbraio. Estrema duttilità e flessibilità. Che risalgono a quando era giovane. «Ho studiato musica classica - conferma il maestro - mi sono diplomato a Santa Cecilia a Roma ed avevo buone possibilità di diventare un buon pianista di musica classica». Poi la svolta verso l'improvvisazione, appunto. Il suo ruolo in questo concerto trova significato proprio nella storia della musica, che così lui spiega: «I grandi del passato erano soliti a improvvisare, quindi la musica classica e il jazz non sono affatto lontani da questo punto di vista».

Non è la prima volta che Rea si cimenta in progetti del genere, quello bachiano è diventato una costante. Ma il primo risale al 1987, un disco in duo con Roberto Gatto (Improvvisi): aveva improvvisato su un brano del compositore Debussy. E sulle musiche di Bach quale lavoro? «Per questo autore ovviamente la mia improvvisazione è consona, certamente non mi metto a fare bepop» spiega nelle sue interviste.

Il maestro dice che quando ci si confronta con una certa musica occorre restare in quell'ambito e non fare operazioni che possono snaturarla. Una cosa che ha sempre fatto, sin da quando era giovane quando studiava in Conservatorio i pezzi classici sui cui poi improvvisava.

LuPav

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