Illegalità tra i vigili, Rozza gela Colombo: «Non ci risultano casi»

L'assessore alla Sicurezza smentisce l'ex pm «Procura avvisata in ritardo? Mai successo»

Luca Fazzo

A molti «ghisa» le critiche di Gherardo Colombo non erano andate giù: perché nelle parole dell'ex magistrato e ora presidente del Comitato per la legalità del Comune di Milano avevano letto - a torto o a ragione - una sfiducia nella capacità della polizia locale di fare pulizia al suo interno. E ora a replicare a Colombo è anche la donna cui fa capo l'intero corpo dei vigili urbani, ovvero Carmela Rozza. L'assessore alla Sicurezza si presenta ieri alla riunione dei capigruppo di Palazzo Marino e dice chiaramente che «questa cosa non ci risulta, non abbiamo mai avuto casi di notizie di reato pervenute alla polizia locale e non comunicate ai magistrati».

Nella sua relazione al consiglio comunale, Colombo aveva scritto che «è emersa come vi sia la prassi, non è noto quanto diffusa, di affidare alla polizia locale lo svolgimento di accertamenti interni all'Amministrazione quando si ipotizzi la commissione da parte di dipendenti comunali di reati legati all'esercizio della funzione, facendo tuttavia a meno di avvisare senza ritardo l'autorità giudiziaria». La Procura, cioè, verrebbe tenuta all'oscuro di una serie di notizie di reato nella fase delicata, e spesso cruciale, dei primi accertamenti.

«Non ci risulta, non è successo», ribatte senza mezzi termini ieri mattina la Rozza. Chi ha ragione? Il passaggio cruciale del rapporto di Colombo sta in due parole: i vigili dovrebbero avvisare la magistratura «senza ritardo» quando scavano su un reato. Prima ancora di iniziare a scavare, o solo quando si accorgono che i sospetti stanno prendendo consistenza?

Al centro della polemica tra Colombo e la Rozza c'è una struttura delicata della polizia locale, il servizio ispettivo: una struttura, come ha ricordato ieri il capogruppo di Forza Italia Gianluca Comazzi, previsto dalla legge Brunetta del 1996 proprio con il compito di vigilare sui comportamenti dei dipendenti pubblici. È sul servizio ispettivo dei «ghisa» che grava il compito di vagliare le segnalazioni, spesso e volentieri anonime, a carico di questo o quel collega: una funzione che tutte le forze di polizia svolgono al loro interno. Se qualunque «soffiata» venisse girata in automatico a palazzo di giustizia, spiegano in piazza Beccaria, la Procura si troverebbe sommersa di carte a volte senza capo né coda e di vere e proprie calunnie. La linea di azione, dicono sia l'assessore che suoi sottoposti, è precisa: se c'è un reato evidente si fa partire senza indugio la comunicazione in Procura; se non c'è, si fanno tutte le verifiche necessarie.

La relazione di Colombo parla invece di «serie criticità sotto il profilo della legalità» nei comportamenti della polizia locale: una accusa pesante, soprattutto per la fonte qualificata da cui proviene.

Ma in Comune fanno presente che le affermazioni di Colombo sono basate in larga parte da una audizione di Antonio Barbato, allora comandante dei vigili, del settembre 2016, quando la nuova giunta si era appena insediata. E che da allora la situazione potrebbe essere cambiata parecchio.

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