Immigrazione, vertice su profughi e ospitalità

Un incontro a porte di chiuse di circa un'ora e mezzo tra il prefetto Francesco Paolo Tronca, l'assessore alla sicurezza Marco Granelli e quello alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino. Il tema: la situazione nel quartiere di Porta Venezia, affollato di profughi in maggioranza di nazionalità eritrea e somala che le ultime ondate migratorie hanno portato fino a qua. Molti di loro sperano di spostarsi ancora verso nord, dalla Svizzera alla Svezia, ma nell'attesa affollano le vie limitrofe ai bastioni di Porta Venezia, da piazza Oberdan lungo via Tadino e nelle perpendicolari di via Lazzaro Palazzi, Felice Casati e Panfilo Castaldi. Se l'Italia è diventata, assieme a Grecia e Ungheria, uno degli imbuti di questo esodo, Milano è il punto dove il collo dell'imbuto si assottiglia. Oltre 12mila sono i richiedenti asilo già presenti in Lombardia, 3.421 i nuovi posti che, in base al piano del Viminale reso noto la scorsa settimana, bisogna predisporre. Ma intanto residenti e commercianti di porta Venezia non hanno nascosto il malumore per un sovraffollamento che di notte, dicono, trasforma la zona in un dormitorio a cielo aperto. Da qui l'urgenza dell'incontro di ieri. L'intenzione dichiarata dai due assessori era quella di chiedere alla Prefettura degli interventi più decisi, da aggiungere al presidio fisso del Comune che cerca di raccogliere e indirizzare gli stranieri verso i centri di accoglienza. Il modello da seguire, avevano detto Granelli e Majorino, «è quello degli interventi del mese di agosto». E poi c'è da chiarire come possa essere gestita, di fatto, l'accoglienza da parte di privati cittadini, disposti a mettere a disposizione le proprie case per ospitare i profughi. Un'altra ipotesi di cui si parla da qualche giorno e sulla quale lo stesso Majorino era intervenuto attraverso il suo profilo Facebook, spiegando che «a Milano la cosa è molto complicata perché noi, qui, ci occupiamo soprattutto di non richiedenti (e quindi di non identificati)». In quell'occasione l'assessore aveva preannunciato che l'incontro di oggi in Prefettura avrebbe riguardato anche questo tema, ma aveva nello stesso tempo reso noto un indirizzo email (casesolidali@comune.milano.it) nel quale i cittadini possono indicare la propria disponibilità. E aveva fatto capire che una delle ipotesi possibili sarebbe la creazione di un elenco di milanesi disponibili all'ospitalità: una sorta di database cui attingere in caso di difficoltà. Non solo per i migranti, ma anche «per gli sfrattati in condizione di emergenza», aveva scritto Majorino.

Anche se, a giudicare dal silenzio tenuto dai protagonisti, sembra che l'incontro di ieri abbia avuto più la natura di un primo colloquio tecnico che di una vera riunione decisionale. Perché nulla di concreto sembra essere emerso. Così come resta per il momento sospesa la questione dell'hub di Bresso, il centro che dovrebbe rimanere, nel futuro prossimo, solo per la prima accoglienza.

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