È come stare in tunnel dove non si vede ancora la luce e senza sapere neppure quanto è lungo. Cosa fare? Abituarsi a procedere nel buio più fitto chiedendo alle istituzioni che forniscano qualche candela. Con questa metafora Alberto Barcella, presidente di Confindustria Lombardia ha sintetizzato la situazione delle imprese industriali e artigiane della nostra regione in occasione della presentazione dei dati che fotografano i primi tre mesi dellanno. Tabelle e numeri hanno passato in rassegna produzione, fatturati, occupazione e alla fine hanno tirato la somma con un inesorabile meno davanti. Bilancio negativo e aspettative nere. Con un unico «più» che riguarda gli ordini dallestero. Due numeri, per cominciare. La produzione industriale del primo trimestre è calata dello 0,7 rispetto al trimestre precedente ma del 2,8 per cento su base annua. É andata ancora peggio al mondo dellartigianato, sempre più bastonato dalla crisi, con una diminuzione del 2,6 per cento rispetto al trimestre precedente e addirittura del 6,4 per cento su base annua. Se questo settore pesano anche le fosche previsioni di unImu da pagare ancora incerta «che - come ha sottolineato Stefano Fugazza del Claai nazionale - porterà alcuni artigiani a dover sborsare il 30-40 per cento in più per un piccolo capannone, ma anche il 140-150 per cento in più per le botteghe». Strozzati dalla crisi «anche se i dati sono migliori di quelli nazionali - ha commentato Gian Domenico Auricchio, vicepresidente di Unioncamere Lombardia - e anche se sono migliori di quanto ci aspettavamo, ma è ancora troppo poco per pensare che la ripresa possa essere vicina».
Ancora un dato. Lindice di produzione infatti è fermo al 97,8 per cento, ben lontano dal 108,7 per cento registrato nellormai lontanissimo 2007. Gli esperti la chiamano «doppia recessione», crisi che si somma a crisi con ununica speranza legata ai mercati esteri. In crescita (0,8 per cento) il dato che riguarda gli ordini esteri, mentre continua il trand negativo di quelli interni (-7,3%). Ma se per lindustria lestero costituisce il 37 per cento del fatturato e dunque il trand positivo in qualche modo alleggerisce la tensione, lo stesso non si può dire per lartigianato che può contare solo su una piccola quota di fatturato legata a ordini oltreconfine (6,2 per cento). Sono aumentate le imprese che vanno molto male (ora sono il 40 per cento) e di pari passo diminuite quelle che vanno molto bene (il 27,8 per cento). Inutile dire che tutto ciò si riflette anche sul mercato del lavoro.
Con uno scenario che vede traballare anche il tradizionale primato lombardo fra le regioni italiane, incalzato da Veneto e Emilia. Il bilancio è stata loccasione per chiedere alla Regione Lombardia soprattutto «due candele» per non procedere a tentoni nel buio del tunnel: e cioè una spinta verso linternazionalizzazione proprio per aiutare le imprese a sfruttare londa positiva dei mercati esteri e il sostegno al credito. A partire dal pagamento in tempi rapidi dei debiti che il sistema pubblico ha nei confronti delle imprese. In Italia sarebbero quasi 10mila i miliardi che lo Stato avrebbe nei confronti delle imprese.
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