Imu, c'è il caos ma Pisapia pensa ai voti

Se l'ex vicesindaco Riccardo De Corato arriva ad annunciare (ma è una provocazione) che potrebbe scendere in piazza coi centri sociali che protestano ogni anno davanti al teatro alla Scala, il problema è grave. Il capogruppo di Fdi ieri in Consiglio comunale ha sbottato: nell'elenco degli esponenti del governo in arrivo il 7 dicembre per la Prima non c'è il premier Letta ma ha accettato l'invito il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni. «Ma come, i milanesi rischiano di pagare 44 milioni di “mini-Imu“ e lo vedremo in smoking sul tappeto rosso come se niente fosse? E gli regaliamo pure il biglietto». Già il presidente dell'aula Basilio Rizzo ha «consigliato» vivamente ai ministri di evitare quest'anni la passerella. De Corato si unisce ma fa un appello particolare a Saccomanni, «almeno il ministro all'Economia abbia la decenza di rimanere a Roma a occuparsi dei conti, o almeno si paghi il biglietto perché i milanesi non hanno intenzione di offrirglielo». Ma in Consiglio si preparano show sul Bilancio di assestamento: la discussione doveva iniziare ieri ma è stata rinviata a giovedì, quando da Roma potrebbero arrivare schiarite sul decreto Imu che per ora lascia in carico ai contribuenti il 40% degli aumenti alle aliquote votate dai Comuni nel 2013. Per Milano il salto dallo 0,4 allo 0,6% «costa» appunto 44 milioni. Il centrodestra ha iniziato a depositare ieri gli emendamenti, sono già a quota duemila. La Lega vuol presentarsi alla prossima seduta con le tende, Fi e De Corato pensano agli addobbi, chi porterà un alberello di Natale, chi il panettone. Il messaggio: «Resteremo in aula anche a Natale se il sindaco non fa dietrofront, deve assicurare che l'Imu non sarà pagata dai cittadini». L'assessore al Bilancio Francesca Balzani è «positiva» che il dietrofront lo farà il governo, per mezzo del Parlamento: «Confidiamo che la Camera rimedierà all'errore, modificando il decreto e rifondendo ai Comuni tutto il rimborso Imu del 2013 e non solo il 60%». All'opposizione spiega che «è il momento in cui bisogna essere compatti per rivendicare le risorse, non di elaborare piani B o fornire alibi a Roma» e «l'assestamento peraltro ha un percorso indipendente, bloccarlo è una lotta di bandiera». Il governatore Roberto Maroni ieri ha detto di sostenere «la rivolta dei Comuni lombardi, credo potrebbero fare anche azioni clamorose, stiamo studiando iniziative per far cambiare idea al Parlamento». Ma il capogruppo leghista a Palazzo Marino, Alessandro Morelli, distingue: «Maroni difende i sindaci che hanno agito in modo chiaro, quelli che magari hanno alzato l'aliquota già nel 2012 mettendoci la faccia, non chi ha fatto furbo spacciandoli come “aumenti virtuali“ per coprire i buchi di Bilancio con l'Imu». Persino Sesto San Giovanni, l'ex «Stalingrado d'Italia», dà una lezione a Pisapia: nessun aumento per Irpef e Imu nel 2013, stava per alzare l'aliquota allo 0,6% ma dopo la pubblicazione del decreto, per evitare che una quota ricadesse sui residenti, si è fermata. Pisapia è già «oltre».

Pensa al piano di fine mandato, nella riunione con la giunta domenica ha invitato ogni assessore a presentare 2-3 progetti da realizzare entro il 2016, facendo i conti con risorse e tempi a disposizione, entrambi scarsi. Meglio volare basso, il concetto, ma avere un pacchetto di obiettivi raggiunti in vista della prossima campagna.

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