Enrico Lagattolla
Due uffici. Due assessori. Incarichi diversi. Eppure, un link. Un legame che porta i magistrati a ipotizzare un asse affaristico al Pirellone fra Lega e Pdl. In particolare, fra il presidente del consiglio regionale Davide Boni e Franco Nicoli Cristiani, lex titolare dellAmbiente finito in carcere nei mesi scorsi con laccusa di corruzione. Un«intesa» con cui governare il grande business urbanistico della regione. Una gestione in tandem, ciascuno per le proprie competenze. Nelle carte delle inchieste che hanno travolto i due politici, la connessione potrebbe avere un nome. È la BreBeMi, lautostrada che collegherà Brescia, Bergamo e Milano. Un lingua dasfalto che attraverserà tre province, interessando decine di piccoli comuni. Cemento e svincoli, scavi e cantieri. E affari.
Gli appetiti sulla BreBeMi, infatti, compaiono sia nellinchiesta aperta a Brescia per corruzione e traffico di materiali tossici - e poi trasferita a Milano - sia quella condotta dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dal pubblico ministero Paolo Filippini sulle presunte tangenti al Carroccio. Nella prima, il protagonista è Nicoli Cristiani. Nella seconda Boni. Ma sembrano intrecciarsi. Nellordinanza di custodia cautelare che ha portato in cella lex assessore allAmbiente, la storia raccontata è quella di rifiuti «speciali» sepolti sotto lasfalto come la povere sotto il tappeto. Unintercettazione, in particolare, spiega come il fondo stradale sarebbe stato riempito di scorie. È del 9 settembre scorso. Gli investigatori ascoltano una telefonata fra Bartolomeo Gregori e Giovanni Pagani, entrambi arrestati. Il secondo è considerato dagli inquirenti il factotum di Pierluca Locatelli, limprenditore delle infrastrutture (già finito in carcere) che avrebbe pagato una tangente da 100mila euro a Nicoli Cristiani in cambio di un nulla osta per lautorizzazione a una cava nel Cremonese. «Ascolta - dice Gregori -, sono stato giù qua in BreBeMi. Vai lì e prendi paura! Cè dentro legna, plastica, cellophane, cè dentro di tutto, tubi di plastica, anche roba grossa. Sembra una discarica».
Ma il tema BreBeMi compare anche negli atti che hanno portato la Procura a iscrivere nel registro degli indagati Boni e il suo braccio destro Dario Ghezzi. Ancora una volta, il perno è Michele Ugliola, larchittetto-faccendiere che mesi fa ha iniziato a mettere nero su bianco la sua verità davanti ai pm, inguaiando proprio il presidente del consiglio regionale. Negli atti si racconta di «numerosi incontri» tra Ugliola e lex sindaco di Cassano DAdda Edoardo Sala (accusato di corruzione) «aventi ad oggetto la BreBeMi». Anche tramite Sala, secondo i magistrati, Ugliola avrebbe drenato soldi sul territorio per trasferirli ai politici regionali. Nellagenda di Sala - sequestrata dai finanzieri - vengono documentati diversi appuntamenti fra il sindaco e larchittetto «per trattare dellautostrada». Una striscia dasfalto in fase di realizzazione, lungo terreni che da agricoli diventano edificabili.
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