È partita la campagna di Regione Lombardia per la prevenzione e il controllo dell'influenza con una uniformità di offerta sul territorio regionale. «Da quest'anno a dimostrazione della grande attenzione di Regione Lombardia per le persone più fragili - commenta l'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera - abbiamo destinato alla campagna antinfluenzale 2 milioni di euro in più, al fine di offrire una maggiore protezione e tutela agli ultrasessantacinquenni lombardi e dei gruppi a rischio».
In base alle informazioni sui ceppi circolanti e ai dati epidemiologici raccolti, seguendo le indicazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, per la stagione 2018-2019 non verrà offerto come negli anni passati il vaccino trivalente, ma un vaccino antiinfluenzale quadrivalente che offre una copertura maggiore rispetto ai ceppi influenzali circolanti. «Questo vaccino ha richiesto un investimento di maggiori risorse pari a 2 milioni di euro, per una spesa complessiva di circa 7 milioni di euro» ha spiegato Gallera.
Chi si deve vaccinare? I soggetti di età superiore a 65 anni, per cui è importante aumentare la copertura. La scorsa stagione, infatti, si era sottoposto a profilassi solo il 50 per cento circa della popolazione di questa fascia di età. Lo scorso inverno, infatti, sono state eseguite 1 milione 212.817 vaccinazioni, di cui un milione e 61.131 ai soggetti over 65, pari ad una copertura del 47,7 per cento fanno sapere dalla Regione. «Si tratta di una copertura che è importante far crescere, per questo invito tutti i soggetti che sono più a rischio, le persone fragili, anziane e i bambini, a sottoporsi alla profilassi» conclude l'assessore al Welfare. Tra le altre categorie a rischio: donne che tra l'autunno e l'inverno siano al secondo o al terzo trimestre di gravidanza, soggetti di tutte le età ad alto rischio di complicanze influenza-correlate (per esempio persone con pre-esistenti malattie polmonari croniche, cardiovascolari, metaboliche, cancro e stato immunitario deteriorato). Il vaccino, inutile dirlo, è fortemente raccomandata a operatori sanitari e agli addetti a servizi essenziali di primario interesse pubblico. Non solo, l'offerta è valida anche per i donatori di sangue. Affinché la popolazione a rischio possa beneficiare della campagna, è importante che Ats, medici di base e pediatri collaborino per «garantire l'uniformità dell'offerta sul territorio regionale» dicono da Palazzo Lombardia. I medici di base, poiché è possibile fare una stima del numero dei vaccini necessari per ogni singolo medico (mediamente circa 350) possono ritirare le dosi nelle farmacie, i pediatri di libera scelta, poiché il target è rappresentato da bambini con patologie specifiche non completamente identificabili attraverso le banche dati di AtS, possono ritirarli agli uffici dell'azienda sanitaria.
Il sindacato medici pediatri di famiglia lamenta «comportamenti non univoci nello stesso territorio», con pediatri indirizzati alle farmacie per il ritiro delle dosi destinate ai piccoli assistiti, altri agli uffici dell'azienda sanitaria, ritardi nella consegna ed errori nel numero di dosi necessarie.
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